diairio di viaggio del 13.5.2013
IL GRANDE GRIZZLY
Ancora la colazione autogestita (pero' che buona, con i biscotti al burro
che io amo tanto, con i dolcetti comprati al market , col caffe', il latte, etc
etc ), ancora un trekking (questa volta molto facile e quasi in piano...) fino
alle smeraldine acque del Mirror Lake, che come dice il nome diventa un
bellissimo specchio al mattino, riflettendo perfettamente le immagini delle
foreste, delle montagne e del cielo circostanti; ancora un passaggio al Visitor
Center per restituire le chiavi e collegarci con internet e poi via lungo le
belle strade asfaltate del parco, passando sotto alla verticale parete de El
Capitan, seguendo il tortuoso percorso
del Tenaya River, risalendo i tornanti
in mezzo al bosco fino ai 3117 metri del Tjoga Pass ancora ammantato di neve e
scendendo dall'altra parte fino a Lee Vining, ridente paesino di 390 anime,
dove pero' c'e' tutto quello di cui si puo' aver bisogno; e' da poco passato
mezzogiorno e decidiamo di fermarci in un piccolo ristorante della cittadina e
ordinare una bella bistecca alta due dita con una montagna di patatine fritte,
come direbbe Kita Carson (ancora i ricordi giovanili dei personaggi nati dalla
fantasia e dalla penna di Benelli e Galeppini).
Lee Vining (il cui nome deriva da quello di due tenenti della fanteria
americana che sul finire degli anni 60 dell'800 inseguivano gli indiani Miwok
su questi sentieri) e' affaciato sul Mono Lake, grande estensione d'acqua
caratterrizzata da incredibili formazioni calcaree che assumono forme e colori
diversi nelle varie stagioni; entriamo in un negozio di oggetti tipici della zona, dai mocassini indiani ai grandi Stetson ( i cappelli da Cow Boy), dalle coperte Miwok agli stivali texani in pelle, il tutto a prezzi piu' che buoni; all'uscita Anna si lascia fotografare tra le braccia di una enorme statua di Grizzly (il gigantesco orso bruno americano) a grandezza naturale e bisogna dire che fa veramente impressione!!!
Da qui iniziamo tranquillamente il ritorno verso
San Francisco e salutati i ranger all'ingresso nord occidentale di Yosemite,
percorriamo ancora una quarantina di miglia
verso ovest ed arriviamo a Groveland, 1500 abitanti, dove decidiamo di
fermarci per la notte; a Groveland c'e' il piu' vecchio saloon della California
(che noi decidiamo di visitare, ovviamente: atmosfera da vecchio film western,
con poca luce, mobili in legno grezzo, lungo bancone su cui far scivolare le
birre o i whiskeys; ci sono 5-6 piccoli alberghi e c'e anche un ostello dove ci
fermiamo a chiedere informazioni.
Il giovane Jacob, motociclista e membro del locale Rotary Club, e' molto
simpatico e disponibile e ci fa' veramente un buon prezzo, colazione compresa.
Ci sistemiamo nel dormitorio di 8 letti dove siamo noi soli e ci
"accampiamo" come fossimo degli zingari, con bagagli sparsi un po'
dovunque. Resteremo da soli per pochi minuti perche' poi, come d'incanto,
l'ostello si riempira' di ospiti provenienti da tutte le parti del mondo e la
preparazione della carbonara decisa per stasera sara' un po', ma solo un po',
piu' difficoltosa; l'appetito non ci manca e i quasi due etti a testa
spariscono velocemente da sopra la tavola.
Buonanotte a tutti, domani si ritorna a San Francisco.
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