Ciao a
tutti.
Sono
passati solo 4 giorni ma si è finalmente iniziato a fare sul serio. L'Africa non è facile (e questo lo sapevo
già) ma questi 4 giorni me l'hanno prepotentemente ricordato.
Martedi
23 ottobre 2012
Dopo il
bagno di emozioni positive che mi sono fatto al Salam Centre (i saluti alla
sera con i “ragazzi” che li lavorano me li porto sempre con me come qualcosa di
prezioso) al mattino presto saluto Luca Salerno (il logista
che mi ha permesso di arrivare fin qui) e parto in direzione di Gedaref e, se
possibile, della frontiera tra Gallabat e Metema (rispettivamente
Sudan/Etiopia); arrivo infatti nel primo pomeriggio alla frontiera stessa;
anche in questo caso formalità abbastanza veloci e alle cinque del pomeriggio
sono già in territorio etiopico. Decido di non continuare oltre e di affidarmi
a Dawids, un ragazzo del posto conosciuto alla dogana; mi porta in un hotel
“etiopico”, con bagno (oddio....bagno) e doccia (oddio....doccia) all'aperto e
la stanza (oddio....stanza) senza armadi, con luce elettrica...volante e con
tante qualità di insetti (volanti e non). Però l'ho chiesto io e non mi tiro indietro adesso solo perchè lo
standard non è quello europeo: giù i bagagli dunque e la sistemazione non si
rivelerà poi così malvagia: la cena lungo la strada con “tibes” (carne tritata
cotta sulle braci al momento davanti a me) e verdura cotta conclude la
giornata. Questo viaggio mi stà insegnando a non formalizzarmi e ad accettare
le varie situazioni senza preconcetti.
Mercoledi
24 ottobre 2012
Partenza
presto per Lalibela e bella strada che si snoda veloce sulle colline e montagne
degli Amhara (la popolazione maggioritaria in Etiopia); l'ultima parte, circa
70 km sono di sterrato e tutti i miei dubbi sulle qualità della “Quadrotta”
vengono fugati in questo frangente; ho anche il tempo per fermarmi con una
simpatica ragazzina, di farle qualche foto e di regalarle penna e matita.
Però la strada è l'unica al momento
transitabile (è anche molto bella, scendendo lungo una ripida scarpata
e
risalendo sul versante opposto) e ci sono minibus, camion, 4x4 che sollevano
quantità industriali di polvere: non sono proprio un bello spettacolo da vedere
quando finalmente raggiungo la città delle chiese rupestri. Trovo una bella
sistemazione al Seven Olives (anche ottimo ristorante) e dopo doccia e
sistemazione incontro 4 ragazzi di Lanciano (abruzzesi dunque) con i quali ceno
e finisco la serata in una Tej Bet (casa del Tej) con musica e balli
tradizionali e miele fermentato che ci dà un po' alla testa. La moto non ha
ancora avuto problemi e mi stà sorprendendo piacevolmente.
Mi sono
dimenticato di dire che la prima parte della strada l'ho soprannominata “the
cow shit road” e l'aspetto di Quadrotta e dei miei stivali/pantaloni dopo
averla percorsa ne è testimonianza.
Giovedi
25 ottobre 2012
Giornata
dedicata alla visita di uno dei luoghi più visitati della terra del negus e dei
ras. Quadrotta riposa dopo un rapido controllo a olio, agli spurghi da svuotare
e alle viterie.
Lalibela
è famosa e deve il suo nome alle chiese fatte costruire da re Lalibela nel 15°
o 16° secolo (abbiate pietà, non ricordo bene): in tutto sono 11, con una
dislocazione che ricorda Gerusalemme sulle due rive del Giordano; è difficile
dire quanto particolare sia vedere questi luoghi di culto scavati nella roccia
viva e quanta religiosità permea da queste antichi muri, ricoperti di simboli
ed immagini, continuamente frequentate da “priest” (monaci/preti) e pellegrini.
Documentare con immagini e foto è arduo perchè bisognerebbe scattare
continuamente.
La
giornata se ne va velocemente tra le chiese di San Salvatore, quella di Santa
Mery, quelle di San Michele, del Golgota e del Calvario fino alla bellissima ed
isolata San Giorgio, vero scrigno di basalto.
Mi accompagna nella visita Danil Fetahi,
diacono (e figlio di un prete) che nel pomeriggio mi ospita a casa sua (dove
vive con la vecchia madre e la sorella) per farmi assaporare la “cerimonia” del
bunna (il caffè): la madre tosta i grani “a mano” su un bacile, li macina tra
due pietre e poi li versa nell'acqua bollente di una cuccuma tutta annerita dal
fuoco. Il risultato è un caffè forte, intenso come aroma, che si gusta con una
specie di ciambella di grano croccante. Molto particolare!!! La cena stasera è
da solo al Seven Olives (dove incontro
però un gruppo di “Avventure”).
Venerdi
26 ottobre
Sveglia
alle 5.45 partenza senza colazione alle 6.20. Mi aspetta lo sterrato già
percorso mercoledì e poi i circa 700 km che mancano ad Addis Abeba. Arrivato
sulla strada asfaltata viaggio un po' a rilento, osservando il paesaggio e
godendomi la fresca brezza del mattino sull'altipiano etiopico: sarà un errore
che pagherò poi, arrivando in capitale quando ormai i raggi del sole sono
calati da un pezzo. La strada è facile ma tortuosa, con continui villaggi che
rallentano non poco l'andare: la quantità di persone (vestite tradizionalmente
con il bianco telo degli Amhara o con sbrindellati abiti occidentali), di
asini, di capre, di vacche, di cani che si incontra lungo la strada fa stare
sempre con i sensi all'erta perchè gli uni e gli altri non hanno minimamente
l'idea delle norme di circolazione (senza parlare degli autisti dei minibus,
dei bus, dei carretti, delle biciclette, delle poche auto....). Nelle cittadine
poi l”'attrazione” poi sono i Tuk-tuk (i tricicli a motore che qui chiamano
“bagiagi” dalla marca BAJAJ, indiana), tutti rigorosamente blu e bianchi, che
sfrecciano veloci con 2-3-4 passeggeri e ….più. Per me sono importanti perchè
ho imparato che dove ci sono i “bagiagi” c'è la benzina e poi sono
...divertenti.
Il
problema di giornata è proprio la benzina con difficoltà di approviggionamento
dovuta alla mancanza nei vari distributori incontrati; utilizzo quindi le mie
taniche e arrivo solo verso sera a Debre Brihan dove farò il pieno a tutto.
L'arrivo a Addis di notte, con migliaia di veicoli per le strade non è proprio
il massimo della simpatia ma riesco con due sole richieste di informazioni ad
arrivare al Lido Hotel; lì ritrovo Alberto Cardini che mi ospiterà nel nuovo
centromassaggi che stà allestendo in pieno centrocittà: sistemazione ideale per
me con tanto spazio a disposizione (grazie caro Alberto, per la seconda volta
mi sei stato di grande aiuto)
Chiedo scusa ma sono riuscito a far passare dalla chiavetta solo la parte "scritta" e non le foto. Appena possibile vedro' di far arrivare anche quelle. Intanto sono contento anche cosi'. Ciao ciao. e...a presto. Maurizio
Ciao Maurizio,un mega saluto da Luca el barba e dalla sorella Sabrina...A Pontelongo diluvia e il bacchiglione cresce...tutto nella norma siamo abituati...Insomma il 2+1 motociclo si stà comportando egregiamente...bene.Vai così porta a casa più ricordi che puoi...
RispondiEliminaCiao
leggendoti pare di essere con te...
RispondiEliminaattendiamo le foto, buon viaggio.
vedrai che il tripode ti sorprenderà!
roby
ma come ho fatto a perdermi questo post? prima non c'era! :-( comunque sia.. l'ho letto con vero e proprio interesse... pieno di particolari, Mauri dovevi fare il cronista! fantastiche le tue descrizioni, sul serio! abbracci. Sabry
RispondiEliminaCiao Maurizio da monica e maurizio ti seguo con assiduità e sono felice che tutto prosegua per il meglio, qui a venezia siamo tutti a mollo!!!!! acqua a piu' non posso beato che che vedi il sole noi se non c'è acqua c'è nebbia , vabbè!!! vedo che la moto si comporta bene , sai il figlio di rolando ha aggiunto un grado in più di istruttore sub salutami tanto l'africa
RispondiEliminaciao a presto ora devo cercare di combinare qualche cosa sul lavoro anche se con la giornata di sole di oggi mi farebbe venir voglia di mollare tutto e andare a passeggiare al mare ( x noi quello di sottomarina!) ciao a presto
Un abbraccio dovunque tu sia in questo momento...
RispondiEliminaLucio (Campagnola)