Motorbike Adventure Team

Motorbike Adventure Team
Motorbike Adventure Team è formato da un gruppo di amici che hanno in comune una grandissima passione per i viaggi, la moto e per l'avventura. Assieme a voi, abbiamo realizzato qualcosa che va oltre l'esperienza personale, per quanto gratificante, di conoscere luoghi e popoli in regioni remote e spesso inaccessibili: far arrivare a quelle popolazioni un aiuto tangibile, non fatto solo di oggetti inutili.

martedì 27 novembre 2012

Durban..ma non il dentifricio!!!

24.11
Altra giornata importante per me; alle 17.05 la Emirates mi porterà Anna, mia moglie: non la vedo da quasi un mese e mezzo e non vedo l'ora di poterla riabbracciare.
Al mattino seguo Enrico fino al poligono di tiro situato a sud di Durban e mi lascio coinvolgere: provo così a sparare sia con le pistole Walter da tirassegno (calibro 22) sia con una Beretta calibro 9 che, infine, con un revolver calibro 38 special. Non sono un drago ma neanche una schiappa, imparo a caricare e scaricare un'arma, imparo le rigide regole che vigono all'interno del poligono per quanto riguarda prendere e riporre una pistola e dentro di me spero di non dover mai avere l'occasione di mettere a frutto tali nozioni.
E' domenica e quindi Rosemary e Jr non sono al lavoro: il lunch lo facciamo in casa con un po' di formaggio e affettati vari e con l'ottimo pane preparato da Jr per l'occasione: come sempre in questi giorni faccio onore....ahi ahi dopo qualche kiletto perso lungo le strade africane stò di nuovo ingrassando....Dopo pranzo mi arriva la proposta di Enrico di andare io da solo all'aereoporto con il pick up: ho un po' di apprensione per la  guida a Sx (devo cambiare con la sx, faccio confusione nell'azionare le leve tra frecce e tergicristallo, etc etc..) e per la paura di non sapere ritrovare la strada al ritorno...ma accetto!
L'aereo atterra con una decina di minuti di anticipo e già verso le 17.30 Anna compare sulla porta degli arrival con il suo bagaglio in mano: grande emozione (ho portato la macchina fotografica ma mi dimentico di usarla!!), abbracci, baci: sono felice!!
Enrico e Rosemary accolgono Anna con un minestrone caldo e con affetto e semplicità; Anna è stanca (sono più di 30 ore che è in piedi e si è fatta tre aereoporti) ed un buon sonno ristoratore è quanto di meglio si possa avere in queste situazioni.

25.11
E' domenica ma è anche una brutta giornata; è piovuto tutta la notte e tira un vento forte e freddo: il cielo resterà grigio per tutto il giorno. Decidiamo lo stesso di fare un "giro turistico" per la città: la Old Station,la Catholic Church,la City Hall, le spiagge a sud e a nord (incredibilmente, nonostante il clima, affollate di surfisti con la muta), i  fantastici Botanic Gardens del 1849(con specie di piante e animali provenienti da tutto il Sudafrica e dalle altre parti del mondo), il Mercato Indiano(con i suoi odori di spezie ed i suoi colori nei prodotti indiani ed africani). Gli indiani qui a Durban sono numerosissimi e rappresentano, con oltre un milione e mezzo di persone, la più vasta comunità indiana fuori dall'India stessa; la loro presenza è ovunque, nelle attività produttive come nella sfera sociale (assistiamo a matrimoni,a pic nic sull'erba, ad altre manifestazioni varie...)
Al pomeriggio ed in serata siamo ospiti al compleanno di un'amica dei nostri ospiti (insieme ad un'altra ventina di "africaans") ed è per me ed Anna un'ottima occasione per conoscere la gente, il loro modo di pensare, di vestirsi,di divertirsi, di mangiare, di festeggiare...anche se si tratta solo della gente bianca di questo paese. Uno spaccato di vita quotidiana che difficilmente senza Enrico e Rosemary avremmo potuto apprezzare; Anna, molto più brava di me con l'inglese (eo sò, eo sò, ghe  vòe poco...)entra con disinvoltura nella conversazione; io ascolto e mi faccio aiutare da Enrico in molte situazioni...

26.11
Quattro anni sono passati da quando sono stato ospite della figlia di Enrico a Pietermaritzburg insieme a Luana, Luigi e Paolo (durante il Transafricanordsud2008 e non vedo l'ora di poterla reincontrare e ancora ringraziare.
Salgo con Anna sul pick up guidato da Enrico ed imbocchiamo la superstrada a 6 corsie N3, direzione Milestone Farm dove Silvia Boaga vive insieme al marito Guy ed ai tre figli Sabrina, Tess e Toby. Il territorio attorno è come me lo ricordavo (colline boscose,belle da vedere e con grandi farm all'ombra di enormi acacie o eucalipti) e la giornata è assolutamente solkendida, con cielo azzurro e sole splendente.
Ritrovo il cancello della fattoria, ritrovo la grande acacia ad ombrello,ritrovo la dependance dove avevo dormito allora,ritrovo la grande casa col tetto verde ma sooprattutto ritrovo Silvisa, sorridente ed in splendida forma: è sempre molto presa dal suo mobilificio (ora specializzato in cucine che spedisce in tutto il sudafrica e ....anche oltre) ma non dimentica il piacere di stare con la sua famiglia.Prepariamo a più mani un ottimo risotto di funghi (comprati arrivando qui sulla strada delle 1000 colline) e apriamo il grana ed il salame veneto portati dall'Italia da Anna.
Dopo il lunch breve visita al mobilificio, carico di verdura dall'orto di Silvia sul pick up e ritorno a Durban; il tempo è tiranno e abbiamo un sacco di cose da fare: stasera faremo un "braai" (il tipico barbecue all'aperto sudafricano) a casa di Enrico e dobbiamo comprare la casrne, la legna, le verdure,il bere (ovviamente non può mancare la birra), il dolce etc etc. poi è finalmente pronta l'auto di Rosemary e dobbiamo passare a prenderla dal simpatico Mario (il meccanico in pensione sempre pronto ad aiutare gli amici..): io ed Anna sul pick up ed Enrico con l'auto.
In questi giorni sudafricani sia io che Anna abbiamo potuto apprezzare la solidarietà e l'amicizia che si è venuta a creare tra i componenti della comunità italiana qui a Durban (parliamo di oltre diecimila unità): forse è naturale che sia così ma stà di fatto che si nota e che è una cosa che apre il cuore...
Il braai preparato da Enrico con la polenta di Junior e le verdure di Rosemary va giù che è un piacere; le chiacchere sotto il porticato poi chiudono in maniera appropriata un'altra giornata colma della generosa ospitalità della famiglia Boaga (ou, i xe ponteongani, ciò...)



 

domenica 25 novembre 2012

Missione compiuta: Durban e' stata raggiunta

Diario di viaggio del 21.22.23/11

21/11

E', per me, il grande giorno !

Salvo inconvenienti oggi concluderò la tappa africana di questo sogno lungo un anno.

I saluti con Lucio sono calorosi, quasi fossimo due vecchi amici (ed è proprio così che sento il rapporto con Lucio), ma la meta è proprio lì, a poche centinaia di kilometri, e quindi....via, Durban stò arrivando!!!

Incredibilmente, dopo 6-7 giorni di sole torrido e caldo soffocante, stamattina c'è nebbia e, quando si dirada, appare un cielo grigio e nuvoloso. Mano a mano che mi avvicino a Durban le nuvole si fanno sempre più nere e minacciose e comincia a scendere una pioggerellina leggera e fina che mi accompagnerà fino all'oceano. La strada, dopo una cinquantina di km iniziali di lavori in corso, diventa a due corsie per senso di marcia, ma soprattutto diventa...a pagamento, porca vacca.

Non faccio benzina lungo la strada ma decido di utilizzare quella delle due taniche: secondo i miei calcoli dovrebbero essere sufficienti per arrivare al termine della tappa (quando imbarcherò dovranno essere vuote, così come il serbatoio: in aereo non si può portare carburante, ovviamente..).

Durban è una città di quasi 4-5 milioni di abitanti e trovare 5, Coedmore Avenue, senza indicazioni precise (e senza GPS...) non sarà per niente facile. L'indirizzo soprarriportato è quello di Enrico Boaga, pontelongano da 45 anni in Sudafrica, che sarà il mio nume tutelare in questi giorni nel Kwazulu-Natal (lo stato di cui fa parte Durban e di cui è capitale Pietermaritzburg, cittadina di 500.000 che ho attraversato per arrivare fin qui).

Sono fortunato e (aiutato dai consigli dall'Italia dell'amica Stefania, nipote di Enrico) con 2 sole richieste di informazioni arrivo a destinazione. La zona dove arrivo è in realtà un quartiere residenziale a ridosso di Yellow wood Park (un parco naturale all'interno della città, con parecchie specie di animali selvatici in libertà) e la villetta dell'ex pontelongano è bella e spaziosa.

Dopo i naturali abbracci, saluti, chiacchere varie, Enrico mi sistema nella stanza degli ospiti e mi presenta la moglie Rosemary ed il figlio Enrico Jr di ritorno dal lavoro.

Programmiamo le attività per il giorno dopo, ci concediamo una bella bisteccona (Enrico è un ottimo cuoco..) e, dopo una rapida puntata al computer mi butto sul letto e mi addormento di brutto: giornata lunga, stancante ma....gratificante. La meta tanto agognata è stata raggiunta; confesso che mi aspettavo di incontrare maggiori difficoltà, qualche problema in più, maggiori contrarietà. Tutto invece è filato liscio e di questo io sono …...ovviamente felice!!!!

22.11

Primo giorno a Durban. Vista dalla collina di Yellow wood Park la città appare immensa e lontana.

Ci alziamo tutti presto (Rosemary e Enrico per recarsi al lavoro alle 7) e dopo colazione Enrico mi accompagna col suo pick up Isuzu fin dallo spedizioniere consigliatomi da Alessandro di INTERWORLD.

Dickey Manicam (all'apparenza di origine indiane) è un impiegato capace e gentile; in pochi momenti inquadra la situazione, fa le fotocopie dei documenti necessari e, dopo 2 telefonate in dogana, tutto è pronto: domattina consegna al recinto doganale ed entro i primi giorni della prossima settimana (in mezzo ci sono il sabato e la domenica, purtroppo..) la spedizione con cargo della Emirates, via Dubai.

Al ritorno andiamo al Pavilion, un grande (anzi tanto grande) e bello centro commerciale a sud della città: negozi raffinati, di tutti i tipi, con prezzi, per noi europei, molto abbordabili. Ne approfitto anche per comperare una maglietta della nazionale di rugby sudafricana da regalare al figlio dell'amico Adriano.

Al rientro a casa nel primo pomeriggio mi sistemo tutta la roba da spedire con la moto e lavo giacca e pantaloni da moto, gli stivali ed il casco: domattina deve essere tutto pronto.

Enrico Boaga ha 74 anni, è pensionato ma è un vulcano di iniziative e attività: gioca regolarmente a Golf tutte le settimane, e poi a Badminton, a Tirassegno e va a pescare con la sua barca nella baia di Durban (ed in tutte queste attività è membro attivo del circolo o del club).

La sera esco con Lui e vado all'annuale riunione del circolo del Badminton e dopo scambiamo anche qualche colpo sottorete (ma non c'è competizione, troppo forte Lui per me...)

Anche in questa occasione a letto ci vado molto volentieri e ...stanco.

23.11

Alle 8 carico la moto e seguo il pick up di Enrico lungo i 50 km della N2 in direzione del cargo terminal del King Shaka International Airport e del recinto doganale della Menzies Air. Ho lasciato in stanza le due sacche nere della OJ (quella con il materiale da campeggio e quella del mio abbigliamento); tutto il resto è caricato e sistemato sulla mia Quadrotta. Il solerte Yegan ci fa entrare nel recinto e arriva anche il ragazzo che si occuperà di costruire la cassa in legno per il trasporto; do un ultimo saluto alla mia fedele compagna di viaggio (ed anche un ….bacetto) ed esco dalla Menzies. Tra pochi giorni, spero, verrà spedita ed io potrò finalmente riprendere l'All Around The World: sono fermo da soli 2 giorni e già vorrei ripartire. Guidare è ormai diventata come una droga!!!

Altro centro commerciale, il Gateway, ancora più grande del precedente, con al centro una enorme parete di arrampicata (free climbing) e al fianco una grande piscina con onda artificiale per provare il surf (entrambi frequentati da classi di studenti e studentesse "multicolori": il Sudafrica è la nazione arcobaleno per la grande varietà dei colori della pelle dei suoi abitanti: bianchi, neri,indiani,coloured, meticci e tutti gli ...incroci possibili) e altra passeggiata per capire merci e costi.

Sulla via del ritorno ci fermiamo da alcuni amici italiani di Enrico; scoprirò così che qui la comunità italiana conta quasi 10.000 unità. Poi spesa e benzina.

Quando arriviamo a casa ritroviamo anche la moglie Rosemary al ritorno dal lavoro: è una simpatica sudafricana di origine irlandese che ha vissuto per più di 12 anni con la madre di Enrico, la quale, parlando solo veneto, Le ha insegnato molti termini ed è ora incredibile sentirla esprimersi (e a volte imprecare...) in Veneto quando poi non sa una parola di italiano.

martedì 20 novembre 2012

Running on Empty e Presepio (?!)

Diario di viaggio del 20.11

Il presepio in Sudafrica
 

Sono arrivato a Bethlehem ma forse era troppo presto (in effetti manca ancora un mese) e non ho trovato né San Giuseppe, né la Madonna, né Gesù Bambino o i pastori; in effetti non ho trovato neanche la sistemazione cercata (come al solito o non hanno posto, o sono troppo cari o ...non esistono!!!). Decido di continuare fino alla prossima cittadina, Kestell, 50 km più avanti, 10.000 anime (di cui 8.000 nere..).

Al mattino il tragitto da Kimberley, in Northern Cape, fino al Free State è stato ancora una volta diverso da quelli precedenti in Sudafrica: il verde predomina insieme al rosso delle terre arate con moderni e potenti trattori (e devono essere potenti, le estensioni sono infatti enormi!). Belle farm sulle colline ombreggiano sotto a grandi salici piangenti o eucalipti: l'impressione è positiva.

A Kestell cerco il Karma Backpacker e quando finalmente lo trovo, grande è la sorpresa nel conoscere il proprietario:Lucio infatti è un friulano di Sacile, cresciuto in Italia ma residente da oltre quarant'anni in Sudafrica: prima nella zona di Capetown, poi 15 anni a Johannesburg e ora da una decina a Kestell. E' molto impegnato nel sociale, nella integrazione tra le due grandi anime di questa nazione arcobaleno, ed è conosciuto da tutti; è una fonte inesauribile di informazioni sulla sua nuova nazione e mi accompagna con la sua Range Rover in un giro ricco di notizie sia sulla zona "bianca"quanto sulle due ben più vecchie "suburbs" nere. Interessantissimo!!!Lucio è quello a Dx nella foto

Dopo tanti fast food, pizze e amenità varie stasera la cena è con una succulenta Steak (qui ci sono molti allevamenti di mucche lasciate libere di muoversi e mangiare in spazi enormi e la carne è veramente ottima) al Golf Club cittadino.

Quadrotta marcia a mille, senza problemi (solo le pastiglie dei freni sarebbero da cambiare ma ormai mancano solo 400 km alla meta finale...)

A domani....IUUUUUUUUUUUUUUUUU

 



Diario di viaggio del 18 e 19 novembre 2012

18.11

Running on empty ...diceva una vecchia canzone di Jackson Browne ed è esattamente la sensazione che ho avuto partendo da Keetmanshoop. E' domenica mattina e le strade sono assolutamente vuote; non ci sono neanche i camionisti, miei abituali compagni di viaggio in queste lande africane (forse perchè entrambi ci facciamo tanta strada e spesso ci si ferma per scambiare qualche parola o...solo per salutarci.

Il terreno attorno è piatto, desertico, con bassi cespugli, erba gialla spinosa, qualche rara acacia o kokkerboom isolati. In 3 ore sono in frontiera e un quarto d'ora dopo esco ed affronto, da solitario, i 16 km che separano il border namibiano di Ariamsvlei da quello sudafricano di Nekop: anche qui i controlli sono rapidi e funzionali e...nessuna tassa da pagare. Esco dagli stabili della dogana e subito fuori mi fermo a fotografare un gigantesco "condominio" di uccelli tessitore attaccato ad un grosso albero:saranno centinaia di uccellini, ognuno col suo ingresso personale, su un nido di oltre un metro quadro e che peserà qualche quintale. Da ora in avanti ne troverò centinaia e centinaia e quando non ci sono gli alberi gli uccellini utilizzano i pali della luce: alcuni sono incredibilmente grandi..

La meta di giornata è Upington, piccola e bella cittadina sulle rive dell'Oranje, il grande fiume nel nord del Sudafrica. Cerco con poca fortuna una sistemazione ma sono o tutte piene o troppo care;faccio un ultimo tentativo alla Affinity Guesthouse e riesco a commuovere la sig.ra Mary ed il marito che mi offrono una stanza a metà del prezzo iniziale richiesto: pagherò così 30 € invece di 60. Il Sudafrica dà l'impressione di essere caretto...e di campsite o backpacker hotel nemmeno l'ombra.

In compenso ho internet wireless free....e ne approfitto.

19.11

Colazione in camera con latte e biscotti, carico dei bagagli sulla moto, controllatina all'olio e via.

Buona parte del tratto iniziale della strada per Kimberley costeggia l'Oranje e la valle è molto verde, con coltivazioni di riso, mais, colza, canna da zucchero e...viti: centinaia di km di vigneti, a perdita d'occhio, e ne stanno piantando ancora. Ci sono anche in certe farm (ma non in tutte..) delle rastrelliere per mettere a seccare gli acini e questo mi fa pensare all'uva passa ma ci sono anche tante "cellar" (cantine) e quindi dovrò chiedere a mio fratello Marino o a mio nipote Luca che tipo di uve si producono da queste parti.

Non mi ricordo (scherzo....) se ho già detto che fa caldo, tanto caldo, che il sole picchia forte e non c'è una nuvola in cielo. Se tengo la giacca è un vero supplizio; se me la tolgo rischio di bruciarmi e soprattutto non ho più protezioni su gomiti, spalle e schiena in caso di incidente o caduta. Decido di tenermi la giacca!!!

Lasciato l'Oranje a Groblershoop svolto a Sx e prendo la N8, la strada nazionale che porta al distretto minerario più famoso del mondo: qui sono stati estratti alcuni dei più grandi e famosi diamanti del mondo; qui Cecil Rhodes ha accumulato le fortune che gli hanno poi permesso di comprarsi uno stato (la Rhodesia, appunto, ora Zimbabwe);qui ha la sede ed ancora una miniera in attività (al centro della città) la De Beers, la compagnia che monopolizza il mercato delle pietre preziose nel mondo.

Kimberley, capoluogo dello stato di Northern Cape, è oggi una città moderna, vivibile, piena di contraddizioni (alle 18 tutti i negozi chiudono ed in giro resta solo la gente di colore), ma proiettata verso il futuro (ho visto ragazzi e ragazze bianche e neri "frequentarsi" con passione....).

Io sono fuori città, a circa 4 km, in un enorme ostello di oltre 200 posti (c'è anche la piscina, eh...ed il ristorante) dove pago poco, circa 10€, ma anche dove non c'è internet. Decido di prendere Quadrotta e fare un salto in centro ma non trovo internet point o internet cafè.....

Mancano solo due giorni all'arrivo a Durban

domenica 18 novembre 2012

Siamo soli (Vasco Rossi)

Diario di viaggio del 16 e 17 novembre 2012

16.11

Giornata sonnolenta. Già mi alzo tardi (alle 7...) rispetto al mio solito standard, poi faccio colazione insieme ad altri ospiti del backpacker ed infine mi concedo una doccia mattutina; dopo tutto questo, verso le 8.30 me ne vado in centro città a piedi (saranno un km e mezzo, forse due).

Devo trovare un ottico per sistemare il secondo paio di occhiali che si è rotto (scollato), devo andare in banca per cambiare i soldi, devo trovare un adattatore alle spine locali (molto particolari) per non mangiarmi tutta la batteria del netbook, devo anche fare la spesa al supermercato.

Ne approfitto anche per fare un giretto nel centro di una città che non vedo da dieci anni; mi sembra che poco sia cambiato da come me la ricordavo (e questo lo considero un fatto positivo), nel senso che c'è forse qualche nuovo palazzo in più ma le vie cittadine continuano ad essere pulite ed ordinate,il traffico è intenso ma non caotico (con le code delle altre città e capitali africane...),i giardini pubblici sono come sempre molto ben tenuti e la Christus Church continua a dominare dall'alto della collina, con i suoi mattoni gialli, marroni e bianchi, sia il panorama della city che la residenza del Presidente della Repubblica.

Al rientro, il pomeriggio lo passo tutto al computer per aggiornare il blog, per rispondere alle numerose mail, per parlare con Anna attraverso skype.

Serata al KFC con passeggiata finale tra i giovani (neri e bianchi) nelle strade cittadine.

Domani di nuovo …..on the road!!!

17.11

Fa caldo, anzi fa tanto caldo. In cielo non c'è una nuvola ed il sole picchia forte fin dalle prime ore; devo bere molto per non sentire continuamente la gola secca e la bocca "impastata" (alla fine della giornata mi sarò fatto fuori 5-6 lt di liquidi, tra acqua, coca e succhi di frutta!!!).

Corro per parecchio tempo con le dune rosse del Kalahari alla mia sinistra e i primi contrafforti del Namib alla mia destra: sono due dei più vecchi deserti del mondo e la strada sembra perdersi nell'infinito, con un traffico praticamente assente e la strana sensazione che, pur andando a 100 orari, io resto sempre fermo sullo stesso posto!!! Passo anche il Tropico del Capricorno, ben segnalato con un grande cartello (quando sono passato sull'equatore, in Kenya, non c'era segnalazione e nessuno sapeva esattamente dov'era!!!!). I fiumi sono ormai secchi ma le alte rive testimoniano che durante la stagione delle piogge....

La meta di giornata è Keetmanshoop e le sue foreste di Kokkerboom (che non son riuscito a vedere); la cittadina ricorda le città fantasma di certi film western: vento che alza mulinelli di polvere, case basse ad un piano che sembrano tutte disabitate, quasi nessuno per le strade (i 14 che ho incontrato erano tutti al supermercato...). Cerco e trovo alloggio da una vecchia signora bianca (circa 1,80 mt x 110 kg) che mi sistema in un bell'appartamento: ha 3 posti (ma sono tutti per me) ed è superaccessoriato (di quello che c'è non manca niente).

Come detto vado al supermercato a prendere un po' di roba e subito si notano i tratti somatici diversi rispetto al resto della Namibia (dove dominano le tribù Herero, di origine bantù: gli Ovambo, gli Himba, i Damara, gli Herero stessi...): qui siamo al limite del Kalahari, la terra dei Boscimani e degli Ottentotti (Koi e San nella loro lingua:entrambi si esprimono col clic, lo schiocco..). Sono magri, di bassa statura, con la pelle meno scura e lineamenti quasi asiatici e la gente che incontro a Keetmanshoop presenta molti di questi caratteri.

Mi preparo la cena nella cucina che ho a disposizione e ne approfitto anche per lavare un po' di magliette, calzini e mutande.

Domani entro in Sudafrica.

venerdì 16 novembre 2012

non è il viaggio ma c'entra il viaggio

Cari tutti,
una volta tanto lasciatemi un pò di spazio per qualcosa che pur non essendo il viaggio, il diario di viaggio, è qualcosa che con il viaggio c'entra, eccome se c'entra.
Tutti sapete che questo mio All Around The World è anche una maniera per aiutare Emergency.
Se davvero Vi fa piacere seguirmi, se veramente pensate che quello che stò facendo è una cosa ...bella, beh allora fatela anche Voi una cosa bella: fate un piccolo versamento a favore di Emergency. E non rimandate ad un altro momento; poi sapete come vanno queste cose: ci si dimentica, ci sono tante altre cose a cui pensare, Vi viene in mente in un momento in cui non potete, etc etc.
Fatelo ora!! E' facile: basta andare sul sito www.motorbiketeam.com, cliccare su "aspetto umanitario" e quando si apre la pagina cliccare su www.buonacausa.org/all-around-the-world-motoraid-for-emergency e da qui seguire le istruzioni.
Fatelo cari amici,fatelo ora, Vi assicuro che Vi farà sentire migliori perchè saprete di avere contribuito a qualcosa di "buono e giusto".
E dopo averlo fatto, fate circolare la voce e coinvolgete famigliari, amici, conoscenti.
Siete tanti a seguirmi quotidianamente: siate in tanti a donare per una organizzazione che ci fà onore nel mondo: io li ho incontrati sul campo e sò che quanto Vi stò chiedendo e utile e importante.
Aiutatemi in questa "missione": sarà veramente la maniera migliore per essermi vicino in questo mio sogno lungo un anno.
GRAZIE GRAZIE GRAZIE GRAZIE.

Cose di un altro mondo. Really.

14.11

Potrei dire cose di un altro mondo. Eh si perchè la Namibia, dove sono entrato stamattina dopo poco più di due ore dalla partenza da Livingstone, è tutta un'altra cosa rispetto all'Africa che ho attraversato finora. I paesaggi, i volti della gente, vorrei dire che anche i villaggi di capanne sono gli stessi.Ma l'organizzazione, l'atmosfera è completamente diversa: bianchi e neri lavorano insieme lungo la strada, i camionisti sono sia bianche che neri, in frontiera non c'è nessun "galoppino" per il semplice fatto che tutto è facile e lineare e non ce n'è bisogno; c'è anche qui la tassa da pagare per le strade (peraltro di soli 14 $) ma si paga in una qualsiasi banca senza fila babelica in frontiera;lungo la strada ci sono le piazzole, segnalate con cartelli, per gli scuolabus che portano i ragazzi a scuola (sic!); gli operai che lavorano alla manutenzione delle strade (comuni peraltro anche negli altri paesi) alloggiano in tende "Ferrino" e non sotto ricoveri improvvisati di stracci o cartoni; e per finire ci sono le piazzole per pic nic con panche e tavoli sotto gli alberi come in Trentino!!!!!

Ad un rifornimento conosco Jens, namibiano bianco, che dopo i soliti convenevoli e commenti sulla moto e sul viaggioi (wow ….wonderful!!!) mi indica un posto dove passare la notte in Rundu, la mia meta di giornata.

Il HAKUSEMBE RIVER Lodge sorge sulla sponda namibiana dell'Okavango River,il famoso fiume che non sbocca in nessun mare ma si perde nelle savane dei due parchi Chobe e Moremi in Zimbabwe, e che per un buon tratto segna il confine tra Namibia e Angola. Il lodge è bellissimo (e carissimo....ma ormai sono lì e decido di restare), con i bungalows in legno rosso immersi in una rigogliosa vegetazione e con un prato inglese curatissimo. Non c'è posto nei bungalows (manco a dirlo tutti europei: belgi, tedeschi, inglesi) e quindi pianto la tenda nel campsite (l'avrò pur portata per qualcosa, no??!!). Mi preparo per la cena e dopo aver gustato sulla terrazza affacciata sul fiume un ottimo sformato di gorgonzola e pera, seguito da steak di Eland (una grossa antilope locale) con vegetali vari ed il dolce finale mi porto in reception per pagare: grande sorpresa in quanto Jens ed il proprietario (namibiano nero) hanno deciso di offrirmi soggiorno, cena e colazione per "celebrare" l'All Around The World. Ah, i namibiani....(bianchi o neri che siano)... Decido di dormire con solo la zanzariera e quindi con la portina abbassata della tenda; in cielo miliardi di stelle: la Via Lattea è così vicina che potrei stringerla tra le dita....

15.11

L'opinione del giorno prima si rafforza. La gente per la strada saluta cordiale e con il sorriso (e questo succedeva anche nelle altre nazioni) ma quello che è diverso è che se ti fermi per una foto non solo non ti chiedono soldi ma addirittura ti invitano a farne altre....

Dopo Grootfontein diminuiscono gradatamente i villaggi lungo la strada ed il territorio diventa decisamente meno popolato. Il panorama è dominato dalla savana con acacie, interrotta di quando in quando dagli INSELBERG, montagne di roccia che si ergono isolate dalla pianura. Le rade cittadine distano anche qualche centinaio di km l'una dall'altra mentre, anche lungo la strada, si incontrano tanti animali: facoceri, marabu, gazzelle, antilopi, struzzi ed elefanti (anche se non vedrò neanche uno sono assolutamente sicuro della loro presenza, viste le enormi "boasse" che trovo più volte sul manto stradale...).

Adesso il tragitto lungo la strada è tutto cintato ed elettrificato; enormi farm si dividono il territorio (ho calcolato che una era poco più grande dell'intera provincia di Padova) e si alternano fattorie con coltivazioni di granturco e canna da zucchero ad altre dedite all'allevamento, soprattutto cavalli e varie razze di mucche (in una ho visto i tori Brahma, enormi sia come dimensioni che come …. attributi!!!).

Dopo circa 700 km , verso le 16.30 entro a Windhoek, la capitale della Namibia, già visitata in altre 2 occasioni. Mi orizzonto abbastanza facilmente e trovo alloggio presso un Backpacker con wi fi free internet: decido di fermarmi per due giorni

martedì 13 novembre 2012

una delle sette meraviglie del mondo....

Diario di viaggio del 12.11

LUSAKA-LIVINGSTONE un passo nello Zambia

Ho davanti a me circa 480 km (quindi relativamente pochi, per il mio standard abituale qui in Africa) e ne approfitto per prelevare un po' di Kwacha in una banca del centro ( e così metto anche alla prova per la prima volta qui in Africa la mia carta di credito) e per fare benzina alla Total.

I km volano leggeri e Quadrotta fa bene il suo dovere, attirando l'attenzione di tutti, ma proprio tutti (donne, bambini, uomini al lavoro o..."disoccupati", camionisti o automobilisti, cani, vacche, pecore e chi più ne ha più ne metta...) sia che avanzi sul bell'asfalto sia che ci si fermi per chiedere informazioni, per fare rifornimento

sosta lungo la strada per una ...coca

, per mangiare qualcosa; alla regola non sfuggono ovviamente neanche le forze dell'ordine che ai numerosissimi posti di controllo mnai chiedono i documenti o le autorizzazioni e sempre esternano curiosità ed interesse e finiscono per farsi una foto con me e la moto.

lungo la strada in vendita vasi artigianali e aratri in legno

Ad una cinquantina di km da Livingstone c'è lo scatenarsi di Giove Pluvio ed in pochi minuti mi ritrovo completamente zuppo (non ho voluto mettermi l'antipioggia per pigrizia) mutande e maglietta sotto la giacca compresi; faccio solo in tempo a mettere in salvo dentro le borse stagne sia la macchina fotografica che il portafoglio con il passaporto. Entro quindi in Livingstone ancora grondante e trovo abbastanza rapidamente il Jollyboys Backpachers Hotel che mi aveva segnalato Anna da casa: molto accogliente, tipico africano con tanto legno e "arazzi" e batik coloratissimi alle pareti, con una bella atmosfera.

Ciliegina sulla torta le prove che un gruppo di ragazzi del posto stanno facendo in preparazione di uno spettacolo: musica africana con tamburi e "voci" e danze sensuali e bellissime..

Unico neo: c'è wi fi ma è a pagamento.

Ciao ciao.

13.11
Una delle sette meraviglie del mondo moderno

Minaccia pioggia e difatti, proprio quando stò partendo per le cascate, si aprono le cateratte del cielo ed il solito "scravasso de aqua" scende sopra al Jollyboys; non ho problemi di tempo ne di orario e quindi lascio che passi. Dopo una mezz'oretta il cielo è nuovamente limpido ed il sole scotta.Sulla strada asfaltata che porta alle Victoria Falls resistono ancora grandi pozzanghere ma alle cascate di acqua ce n'è veramente poca. Incontro tre motociclisti austriaci sulle ore loro KTM e scambio qualche informazione con loro: provengono da Walwis Bay in Namibia e stanno andando a Mombasa in Kenya. Simpatici.

Lascio la moto davanti al gate ed attraverso a piedi il ponte che collega lo Zambia con lo Zimbabwe: le cascate appaiono in tutta la loro grandiosità ed anche se non è aprile o maggio, quando lo Zambesi riversa enormi quantità d'acqua su un fronte di oltre 1700 mt, lo spettacolo della fenditura della terra e dello sbalzo è veramente bello lo stesso.

Entro nella parte zambiana del parco con la moto (si paga parecchio, però, eh...) ed assisto allo stesso spettacolo di cui sarà stato testimone il medico-missionario.esploratore scozzese David Livingstone quando primo europeo si trovò davanti le cascate: il miracolo del "fumo che tuona", cioè il rumore delle acque dello Zambesi che si riversano fragorosamente nella gola e ritornano in alto sotto forma di minuscole goccioline!!! Mi ritornano in mente le NIAGARA e le IGUAZU'...

Al ritorno a Livingstone (continuo a considerarla, anche al secondo giorno di permanenza, la più bella cittadina africana attraversata in questo viaggio) mi fermo al distributore TOTAL ed effettuo cambio olio e filtro e controllo e pulizia filtro aria: pago ben 2 € e mezzo (almeno questo non è caro in Zambia...)

E' ormai il tardo pomeriggio e decido di avviarmi a piedi per le vie cittadine; ho infatti visto ieri entrando in città che c'è un bel mercato all'aperto con oggetti vari di artigianato, magliette e souvenir; c'è anche un moderno e veramente ben fornito supermarket dove comperare acqua, latte, bibite, etc etc.

Domattina conto di partire presto in direzione della Namibia: se la frontiera non mi farà perdere troppo tempo dovrei riuscire ad arrivare a Bagani (490 km di una strada asfaltata che dovrebbe essere buona).
 

domenica 11 novembre 2012

Africa africa africa: come una droga...

DIARIO DI VIAGGIO DAL 7 AL 10 NOVEMBRE 2012

7.11

Alle 6.30 parto, con la colazione già fatta, con direzione Nairobi, senza un'idea precisa di dove devo arrivare: l'unica certezza è che non voglio fermarmi a Nairobi. La strada è molto buona e panoramica e gira attorno al Monte Kenya, che con i suoi oltre 5000 mt, domina il paesaggio in ogni dove.

La sagoma del monte Kenya che domina la strada verso Nairobi

 I primi 350 km volano e alle 10.30 solco già le Street della capitale keniana. Devo dire che la mobilità è molto migliorata rispetto a 4 anni fa ma resta comunque una caotica capitale africana; con due sole richieste di informazioni e 3/4 d'ora di smog e incolonnamenti mi ritrovo sulla Mombasa Road; altri 20 km in direzione del mare e prendo la deviazione a Dx verso la frontiera: ho deciso, provo ad arrivare ad Arusha, in Tanzania.

Arrivo al border di Namanga verso le 14 e ne esco solo alle 16 con 110 € in meno (è il prezzo dell'Assicurazione Viaria Obbligatoria o COMISA per i paesi del centro Africa: per me vale solo in Tanzania e Zambia). Poco male (porca vacca!!!), devo arrivare ad Arusha con la luce del sole e quindi non ci penso più e parto con la sagoma inconfondibile del Kilimanjaro che si staglia all'orizzonte e si avvicina sempre più, kilometro dopo kilometro. Mi fermo a prendere acqua e una mirinda (l'aranciata) in un villaggio Masai: vestono tutti in maniera tradizionale, col lungo mantello rosso a quadri e la lancia ed il bastone, alcuni si tingono i capelli di rosso e quasi tutti, uomini e donne, hanno i lobi forati; ve ne sono alcuni che portano invece un mantello scuro ed hanno il volto dipinto di bianco con disegni geometrici. Bellissimi. Chiedo di poter scattare qualche foto ma tutti rifiutano con gentilezza ma fermezza: rispetto il loro riserbo (non so se avessi offerto dei soldi....) e questa sarà una costante di tutti gli incontri con i pastori nomadi degli altipiani.

Arrivo ad Arusha con l'ultima stilla di carburante nel serbatoio (tranquilli, ho sempre le due taniche di riserva anche se cerco sempre di non usarle....se posso); al terzo tentativo trovo il distributore col "petrol"ma....santo Iddio, non mi si apre più il portellino del serbatoio. Provo ad armeggiare col leatherman ma niente; intanto, come sempre attorno alla moto con le tre ruote, si è radunata la solita trentina di curiosi e mi pare di sentire i commenti.....l'occidentale con la moto superaccessoriata che non riesce a fare benzina!!!! In un ultimo tentativo (forse la disperazione..) riesco ad aprire: grazie Buon Dio.

Faccio il pieno e decido di rischiare: non mi fermo neanche ad Arusha e prendo deciso la strada verso Dodoma ed ormai al buio mi fermo per mangiare qualcosa in un chiosco lungo la strada (per inciso carne di vacca, patatine fritte e cavoli cotti, una coca per 2 € e mezzo): qui mi danno anche informazioni per dormire al Tembo (elefante) Club e per 20 € (colazione compresa) dormo in uno dei più bei lodge in cui sia mai stato in Africa. Non sono stato fortunato, sono stato …. fortunatissimo!!!!

L'interno del lodge di Arusha, il Tembo Club
 

8.11

Anche se mi alzo presto in realtà partirò solo alle 9.30 perchè decido, visto il problema con la benzina, di dare un'occhiata generale a Quadrotta. Controllo e rabbocco l'olio, pulisco il filtro dell'aria, sistemo l'apertura del portellino benzina (probabilmente con la polvere si è bloccato il cavo comandato dalla chiave di accensione; levo quindi il vano sottosella, un lavoraccio,foro la plastica, passo una fascetta fino al cavo e apro tirando la fascetta esterna: pura africa!!), rimonto il tutto e via sulla strada che porta al Ngorongoro e al Serengeti, due dei più famosi parchi africani ( e dove ero stato già nel precedente viaggio del 2008); alla deviazione io prendo a Sx per una bella e nuova strada asfaltata (ci sono ancora i cinesi che ne sistemano lunghi tratti...). A Babati ho però la sorpresa: la bella e nuova strada lascia il posto alla vecchia pista in terra rossa e sassi, tanti sassi: saranno 300 km di dura guida ma anche di gioia per gli occhi e per lo spirito. Vera Africa, per niente toccata dal turismo (che qui non arriva), con villaggi, persone, baobab,fiumi asciutti che raccontano di secoli sempre uguali. Ah, proprio in mezzo al percorso incontro Klaus, un giovane olandese in bicicletta, partito da capo Nord e deciso ad arrivare entro febbraio al Capo di Buona Speranza: auguri caro Klaus, te li meriti tutti...(il vederlo lì da solo a faticare mi ha ricordato il caro amico Obes: persone eccezionali, non c'è che dire).

In serata raggiungo Dodoma, la capitale amministrativa della Tanzania, piccola cittadina, molto vivibile, vorrei quasi dire sonnacchiosa, con bei viali alberati e case basse e curate. Ad un distinto signore chiedo informazioni sulla strada da fare domani: vengo a sapere che ci sono due strade, l'una più corta ma ancora completamente sterrata e l'altra asfaltata ma più lunga. Decido per questa seconda soluzione: pur se si è comportata bene Quadrotta è stata messa duramente alla prova oggi e l'obiettivo finale è comunque arrivare, magari limitando i rischi. Da ora in poi lo sterrato solo se sarà necessario e non differibile!!

9.11

907 kilometri. Tanti saranno alla fine quelli percorsi in giornata. La prima parte, da Dodoma a Morogoro, attraversa colline verdi sovrastate da basse nuvole cariche di pioggia; fa quasi freschetto ma a parte qualche goccia isolata passo indenne; non mi evito invece i soliti "lavori in corso" con tratti di 20-30 kilometri in fuoristrada a mangiare la polvere sollevata dai trucks e dalle veloci 4x4 Toyota onnipresenti. Dopo Morogoro (e intanto i primi 300 km se ne sono già andati) la strada diventa ancora più bella e gli unici problemi sono rappresentati dalle salitone dove centinaia di camion sbuffano e avanzano a rilento e dalla difficoltà nel reperimento della benzina (tanto che devo ricorrere alle taniche di riserva). Dopo un centinaio di km mi ritrovo al Gate d'ingresso del Mikumi National Park: avete capito bene, la strada attraversa un parco nazionale ed io con la mia moto, posso tranquillamente fermarmi a fotografare, da pochi metri di distanza, giraffe, elefanti, antilopi e gazzelle.INCREDIBILE.

Come detto la strada da fare è ancora tanta ed oltretutto devo anche fermarmi ad Iringa in banca per cambiare il denaro necessario per la benzina e per passare la notte. E' così che arrivo a Mbeya, la meta che mi ero prefissata, ben oltre le 21, viaggiando le ultime due ore immerso nel buio più assoluto (di illuminazione pubblica, nelle zone rurali, non se ne parla nemmeno; e d'altra parte posso anche capire che questo è proprio l'ultimo dei problemi dell'Africa), solcato a tratti dai fari dei veicoli che rapidamente incontro ( e anche qui ognuno mette quel che ha:chi un solo anabbagliante, chi due abbaglianti che uccidono, che le luci di posizione e la freccia esterna per far vedere quanto è largo e chi più ne ha più ne metta...). All'ingresso di Mbeya trovo un hotel dignitoso e mi ci butto a picco: sono molto stanco, molto sporco (accidenti se sono sporco: le deviazioni in sterrato hanno colpito duro, eh), molto affamato.

Ma, come sempre, domani è un altro giorno

10.11

Con gli scossoni del giorno prima uno dei contenitori dell'olio di riserva si è rotto ed ha "lordato" di liquido (impastato di polvere rossa degli sterrati)tutta la piastra posteriore ed i pneumatici che ho dietro. Aggiusto il contenitore (col nastro americano), pulisco copertoni e piastra e parto in direzione della frontiera con lo Zambia, distante appena un centinaio di kilometri. Ho già detto che la frontiera in Africa è il ricettacolo della peggior feccia e quella di Tunduma/Nakonde è sicuramente uno degli esempi più classici; oltre a ciò lo stato zambiano si è inventato il furto legalizzato di una serie di tasse da pagare per circolare sul suo suolo: dalla carbon tax alla libera circolazione a...la terza non me la ricordo più. Insomma altri 100 $ (che aggiunti ai 110 € della precedente frontiera non sono mica noccioline...). Aggiungiamoci la fila alla immigrazione ed alla dogana ed ecco che due ore e mezzo se ne vanno in una bolgia dantesca di urla,clacson di camion,polvere, sole a picco e sudore,imprecazioni, baruffe con botte...di tutto un po'.

Mettermi così in strada per percorrere i 380 km che mancano a Mpika è una liberazione anche perchè, seppur tra tante buche (che provocano non pochi danni ai mezzi dei locali), la strada attraversa un bel paesaggio, verde di foreste e boschi,punteggiato da villaggi dove la vita scorre lenta. L'impressione è quella di un' Africa più vera di quella vista finora, meno vicina ai modelli occidentali e più legata alle sue tradizioni: le donne con i bambini piccoli legati sulla schiena che svolgono normalmente le faccende domestiche, magari anche con un fagotto da trasportare sulla testa; la vecchietta seduta sul bordo della strada ad accudire una mucca più magra e forse ancor più vecchia di Lei; i carbonai che vendono il loro prodotto lungo la strada o lo trasportano in bicicletta al mercato in grandi sacchi; la famiglia al completo sulla motocicletta cinese di 80 cc (papà, mamma e due figli vestiti con gli abiti tradizionali). Bello, o....almeno per me bello.

Domani conto di fare i 620 km che mi separano da Lusaka, la capitale dello Zambia.

11.11

Parto senza colazione alle 6 (pensavo fossero le 7 ed invece in Zambia c'è il guadagno di un'ora) e compro lungo la strada un pò di biscotti e una confezione di latte (Parmalat, ovviamente...). Inizialmente la strada è in mezzo alla foresta e tutto diventa quasi monotono, anche se un suo fascino: lo Zambia nella zona centrale e nord orientale è ancora molto verde e questo mi conforta. Mano a mano che ci si avvicina alla capitale invece cominciano le farm: grandi coltivazioni irrigate artificialmente che occupano quasi tutto il paesaggio. Lusaka è una città di quasi un milione e mezzo di abitanti, con la solita periferia desolata ma con un centro molto verde, con case basse e ben tenute, con gente molto disponibile e che, almeno all'apparenza, dimostra un livello di vita dignitoso e decoroso se non di più. Una bella impressione!

Trovo alloggio in un backpachers hotel e, inutile dirlo, sono l'unico vecchietto presente (ma anche l'unico ad essere arrivato in moto...e divento il centro dell'attenzione delle decine di europei presenti.

Domani partenza verso le Victoria Falls, dove conto di restare un paio di giorni: penso ne valga la pena, no??!!

Ah, nel backpacker c'è wi fi free....che culo.

Ciao ciao a tutti.

martedì 6 novembre 2012

FINALMENTE SI RIPARTE.....IUUUUUUUU

 
1/11

Alle sette aspetto l'autista dei ragazzi al posto convenuto ma visto che alle 7.10 non è ancora arrivato decido di recarmi all'aeroporto da solo immergendomi nel caotico traffico di Addis: mezz'ora per fare circa 4 km....L'aereo è puntuale e alle 8.20 Alessandro (il videooperatore) e Daniele (il fotografo nato in Eritrea) hanno già caricato tutto il materiale sulla Toyota di Abera (giunto nel frattempo).
 






Puntiamo decisi verso Ayer Gema e ci cucchiamo subito mezz'ora di incolonnamento lento e carico di fumi di scarico. Riusciamo finalmente a lasciare Addis e ci inerpichiamo per una bella strada asfaltata che si snoda per boscose colline di eucalipti. Iniziamo anche subito le riprese e le foto, non prima di aver fatto un bel carico di acqua alla ORIGIN, una delle più famose (e buone) marche di acqua minerale in Etiopia. Maciniamo veloci i kilometri e arriviamo a Hossana per il pranzo; io normalmente quando viaggio non pranzo a mezzogiorno (solo frutta e bibite) ma con Ale e Dan è diverso e consiglio loro un mangiare tipico etiopico: solita Enjera e Tibs.Accettano e apprezzano.

Dobbiamo arrivare ad Arba Minch (significa 40 sorgenti) e così, pur continuando le riprese, viaggiamo veloci. Dopo Sodo cominciano tratti sterrati alternati ad asfalto e la media si abbassa di molto. E' qui, su un tratto sterrato che si materializza il primo incubo: dopo un primo guado piuttosto agevole di 30-40 cm ecco che 3 kilometri dopo, dietro ad una curva, la strada è attraversata da un fiume in piena; sono circa 60/70 cm di acqua fangosa su un tratto di circa 20 metri. Quadrotta non è assolutamente attrezzata per questo e non voglio terminare qui il viaggio. Non mi perdo d'animo e prospetto subito l'unica soluzione possibile: fermare un mezzo, caricarci la moto e attraversare il fiume. In senso contrario arriva un pick up con un distinto signore in giacca, cravatta e anello d'oro al dito. Subito otteniamo un rifiuto ma dopo le insistenze in amarico di Abera si mette a disposizione; precettiamo 5-6 ragazzotti curiosi lì attorno, sotto la mia guida carichiamo la moto e attraversiamo. Alla fine il gentilissimo signore del pick up non vuole niente e liquidiamo i 6 aiutanti con 100 birr (circa 4 €....!!!???): mi è andata proprio bene, sotto tutti i punti di vista.

Arriviamo col buio ma senza altri problemi ad Arba Minch tra due ali di studenti della locale università e prendiamo alloggio al Bekele Mola, dove ero già stato le altre due volte che ero passato di qua.

2/11

Sveglia alle 6.30, colazione alle 7 (con l'ormai solito contorno di babbuini che rubano il pane dal tavolo dei vicini!!!) sulla splendida terrazza affacciata sui due laghi Abaya e Chamo, separati dall'istmo del Nech Sar Park, e poi via verso Chencha e l'etnia Dorze che vive a circa 3000 mt di quota sulle montagne a circa 30 km da Arba.

La strada è uno sterratone a tratti duro dover Quadrotta se la cava egregiamente e dove le continue fermate e ripartenze per le riprese si sprecano a go go.

Visitiamo a pagamento un tipico villaggio con le tradizionali capanne col "nasone" (ricordano vagamente la proboscide di un elefante); assistiamo alle dimostrazioni dei mestieri tradizionali, tra cui ovviamente la filatura e la tessitura al telaio del cotone, arte nella quale i Dorze sono maestri, gustiamo un pezzo di "pane" ricavato dalla falsa banana con del miele e compriamo qualche ricordino. La mattinata è trascorsa velocemente ed anche al riotrno, in discesa, le riprese si sprecano. Al ritorno al Bekele Mola per il lunch conosciamo Luck e Shelley, simpatrica coppia anglo-australiana che vive a Londra.

Nel pomeriggio ancora riprese sulla strada per Konso e alla sera una bella cena con chiaccherata finale con Luck, da nove mesi in giro per l'Africa insieme a Shelley con la loro super accessoriata Land Rover, chiude la seconda giornata con i miei due angeli custodi.

3/11

Al mattino vorremmo sempre partire presto ma poi tra una stiracchiata in stanza, la colazione,la preparazione ed il carico del bagaglio non riusciamo mai a partire prima delle 9.Comunque la strada per Konso è all'inizio asfaltata e facile, a parte le "migliaia e migliaia" di capi di bestiame che invadono la carreggiata, impedendone di fatto l'utilizzo, incuranti di auto, truck, autobus o ….moto.
Il tragitto corre veloce tra colline verdi punteggiate di acacie ed eucalipti alternate a campi coltivati e lagune nebulose. L'ultimo tratto è invece sterrato, con polvere e fango, e questo contribuisce a dare a Quadrotta quell'aria vissuta che tanto piace al "regista" Alessandro (cavolo, siamo o non siamo in Africa.....?).

Nel pomeriggio prendiamo la strada per Jinka e giriamo parecchi minuti di filmato, ripetendo più e più volte curvoni, rettilinei, salitoni e disceso...ni. In serata la solita cena in compagnia sotto le stelle di Konso (questa volta prendiamo degli spaghetti e del riso con un eccellente sugo di pomodoro leggermente piccante.

Alla sera, ma anche al mattino successivo, commoventi i saluti con Alessandro e Daniele, ed anche l'abbraccio con Abera: sono stati tre giorni intensi ma vissuti continuamente a stretto contatto e questo ha rafforzato il rapporto. Grazie ragazzi e … a nuovi momenti come questi!!!!

4/11

Sono di nuovo solo e prima delle sette sono già in viaggio prendendo la strada sterrata a Dx dell'uscita dell'Edget Hotel di Konso; sono 100 km che mi mangio in poco più di due ore. Nel corso del tragitto vedo proprio tanti animali selvatici o allo strato brado: cammelli (pardon dromedari...), scoiattoli, faraone e uccelli variopinti, buceri, marabu, gazzelle ed antilopi ed anche due coppie di timide dik dik, la gazzella più piccola del mondo.

A Yabelo faccio rifornimento e prendo una bella strada asfaltata che i cinesi stanno allargando (sarebbe meglio dire raddoppiando) per lunghi tratti.

Arrivo in frontiera per le 13.30 ma ne esco, causa il famigerato lunch time (dalla lunghezza moooooooolto variabile) della parte etiopica solo verso le 16. Trovo alloggio alla Ramadan Guesthouse, che nonostante l'altisonante nome è un vero postaccio che ha il vantaggio di ospitare un sacco di gente, importante in questo caso per avere informazioni sul tragitto da affrontare. Qualcun dice che ci sono problemi per la pioggia sul tratto tra Moyale e Marsabit, altri che tutto è ok, tutti mi dicono che la seconda parte, terribile nel 2008, è stata in parte sistemata e che i cinesi stanno avanzando rapidamente per asfaltarla. Comunque sia domani affronterò il tratto più duro dell'intero viaggio (o almeno così dovrebbe essere....)

5/11

Porca vacca alle 23 comincia a piovere, una pioggia forte, a dirotto, torrenziale. L'ascolto battere con rabbia sulla lamiera del tetto della mia stanza e la rabbia aumenta forte. La strada per Marsabit è una pista di sassi e terra che anche solo con una piccola pioggia si trasforma in una laguna fangosa; figuriamoci dopo le 12-14 ore di diluvio universale che si stanno abbattendo ora!!!

La decisione deve essere presa in fretta; contatto un "padroncino" e mi metto d'accordo sul prezzo: 200 $ tutto compreso per caricare Quadrotta su un camion e portarla a Isiolo, circa 400 km più a sud. Quello che non so (ma che scoprirò a mie spese più tardi) è che sul cassone ci sono già due metri di sacchi di granaglie, che dovrò viaggiare dentro al cassone e che con me viaggeranno anche qualche altra decina di locali, con relativi armi e bagagli. Comunque sia il carico della moto avviene sotto una fitta pioggia con l'opera preziosa di un gruppo di "volontari" reclutati dall'Owner del truck. Lavorano alacremente, incuranti degli abiti sbrindellati e zuppi, ma urlando continuamente: come sempre....africa!!!

Alla fine il carico è pronto ed io salgo sul retro del camion: non immagino neanche in cosa mi stò imbarcando: alla fine mi tenderò conto di aver affrontato la prova più dura, allucinante, demoralizzante e faticosa che mi sia mai capitata. In più mi voleranno via gli occhiali (e andranno a finire sotto le ruote di un camion) e perderò anche le chiavi della moto.....peggio di così!!!

La pista è assolutamente impraticabile per qualsiasi moto (e quindi la decisione presa si è rivelata corretta), con piscine di 30-40 mt di lunghezza con 50-60 cm di fango viscido e rosso; il camion avanza con fatica e spesso è costretto ad autentiche acrobazie per riuscire a passare.

Inizio il viaggio all'interno del cassone, con una decina di "locali" (che cambiano ad ogni fermata) ma all'interno non c'è aria e neanche luce e così, come alcuni altri, decido di salire sopra al cassone, in precario equilibrio sui tubi che sostengono il telone: si respira sicuramente meglio, si vede il panorama ma la posizione è scomodissima e dopo le 1y6 ore passate lì sopra non c'è parte del mio...posteriore e della mie gambe che non sia ammaccata e indolenzita. Ogni 30-40 km c'è una sosta e si scende tutti; la velocità di crociera con la pista in queste condizioni è intorno ai 15-20 km/h e l'arrivo a Isiolo viene da me visto come una liberazione. La moto e tutto il bagaglio e l'abbigliamento OJ sono letteralmente ricoperti da diversi millimetri di una "pesante" polvere rossa (l'ultima parte della pista ha colpito!!) e i soliti 4-5 ragazzotti ingaggiati per l'unloading si "smerdano" per bene, quasi quanto me.....Ricompongo la moto e mi avvio verso un vicino hotel: devo avere un aspetto "vagamente" orribile: stanco (la notte scorsa non ho dormito, ascoltando la pioggia che cadeva), affamato (solo un po' di frutta liofilizzata e acqua e bibite), sporco (il misto di acqua e polvere, senza la possibilità di lavarsi, mi fa sembrare più simile ad un homeless che ad un biker), demoralizzato (me ne sono successe di tutti i colori...) perchè alle 3.30 della notte la receptionist mi guarda veramente stralunata. Comunque sia prendo una stanza al Bomen Hotel, mi faccio una corroborante doccia e mi fiondo sotto le lenzuola.

Domani è un altro giorno....

6.11

Mi sveglio alle 6.30 e vado finalmente a fare la colazione (compresa nel prezzo): sono tre giorni che per un motivo o un altro mi tocca saltarla...), poi sistemo il bagaglio che ieri sera non avevo scaricato e vado a lavare la moto: impossibile salirci sopra nelle condizioni in cui era!!! Un car wash è pieno di auto in attesa e così decido di rivolgermi ad un tipo lungo la strada: scelta azzeccata, ottimo lavoro e accurato, Quadrotta che sembra uscita da un salone di bellezza. Ritorno in stanza ed appronto il diario di viaggio degli ultimi giorni. La receptionist mi dice che in hotel c'è Free Wi-Fi: non posso resistere e tiro un urlo di gioia: è da quando sono partito dal Salam Centre che spero in un colpo di fortuna e lo trovo qui, ad Isiolo, nel centro sperduto del Kenya.

Posso controllare tutte le mail, aggiornare il blog, skypare con Anna: wow, fantastico!!!!!

In serata, dopo aver lavato e sistemato anche il bagaglio in stanza vado a mangiare Sambusa da dei somali qui vicino. Beh, oggi è stato veramente un altro giorno.

Ciao ciao a tutti

Pochi giorni e poi ....via di nuovo

FINALMENTE SI RIPARTE

Diario di viaggio del 29-30-31 ottobre 2012

Eh sì cari amici, domattina arrivano da Milano Alessandro e Daniele ed il ALL AROUND THE WORLD riparte (speriamo con buoni auspici).

Questi ultimi tre giorni ospite di Alberto in Bole Road (la strada che conduce all'aereoporto) sono trascorsi non dico nella noia (sarebbe un po' troppo...) ma, insomma, nell'attesa della ripartenza, questo sì.

Ne ho approfittato per portare a lavare le cose sporche, per risistemare il bagaglio in maniera più razionale, per vedere che, come sempre, ho portato più di quanto necessitassi (e quindi chiederò ad Ale e Dan di riportare in Italia quello che non mi serve: grazie ragazzi!!!), per controllare completamente la moto (dalle sospensioni al filtro dell'aria, dalle ruote a tutte le viterie, dal livello dell'olio alla cinghia di trasmissione), per fare diversi giri a piedi in un quartiere che mi è sembrato abbastanza tranquillo (come può esserlo un quartiere non "residenziale" in una grande metropoli africana). La povertà si avverte, eccome, e se riesco a postare alcune foto ve ne renderete conto, ma non ci sente "in pericolo" e anche quando mi sono mosso di sera da solo (camminate di una-due ore) la sensazione era di "tranquilla attenzione".Si vede molta gente sporca e scalza ma anche simpatiche famiglie, gente benestante con auto nuove e belle, ragazze che tornano dal lavoro o da scuola, impiegati e vecchie signore dignitose: insomma quasi nella normalità europea se non fosse per una condizione delle strade assolutamente "indecorosa" con immondizie, buche mostruose, illuminazione quasi assente,fogne a cielo aperto e odori nauseanti ad ogni angolo. Africa, insomma!!

Ora è tutto pronto, la moto è in ordine e nel pomeriggio conto di terminare il carico. Domattina alle sette mi farò trovare pronto al distributore della TOTAL in Bole Road, davanti al Peacock & Elephant House, dove passerà l'autista della Novis Ethiopia di Alessandra Frezza (l'agenzia che mette a disposizione l'auto per Ale e Dan) per andare all'aereoporto.

Ora mi aspetta la parte più difficile dell'Africa (l'Omo Region ed il nord del Kenia, con una strada sterrata "maledetta") e forse dell'intero viaggio, sia per la difficoltà del percorso sia per quella logistica (benzina, alimenti,nottata,soldi da cambiare, etc etc) ma lo sapevo da prima e lo stimolo nell'affrontarla è grande. La compagnia dei miei due compagni, almeno nella prima parte, aiuterà sicuramente.

Non so quando riuscirò a postare di nuovo sul blog ma Voi continuate a seguirmi su Google maps cliccando sulla cartina in home page del
www.motorbiketeam.com.

Ciao ciao a tutti.
 Alberto Cardini mentre "finisce" la mia stanza. Ancora grazie a Lui.
 La mia sistemazione per 5 giorni ad Addis: la mia stanza è l'ultima a dx, dietro la palma
 Scene di vita quotidiana ad Addis: pecore e uomini insieme
Ancora le strade di Addis vicino alla Bole Road