Motorbike Adventure Team

Motorbike Adventure Team
Motorbike Adventure Team è formato da un gruppo di amici che hanno in comune una grandissima passione per i viaggi, la moto e per l'avventura. Assieme a voi, abbiamo realizzato qualcosa che va oltre l'esperienza personale, per quanto gratificante, di conoscere luoghi e popoli in regioni remote e spesso inaccessibili: far arrivare a quelle popolazioni un aiuto tangibile, non fatto solo di oggetti inutili.

domenica 31 marzo 2013

MACCHU PICCHU

diario di viaggio del 29.3.2013
MACCHU PICCHU

In lingua quechua picchu significa montagna; wayna significa giovane mentre macchu significa, ovviamente  per contrapposizione, vecchio; ecco che le due montagne contrapposte, situate a circa 3000 mt di quota, sono la montagna vecchia, dove viene costruita la citta', e la montagna giovane, dove ci sono anche costruzioni ma che era soprattutto un ottimo ossetrvatorio sulla vallata del fiume sottostante.
Quando partiamo verso le sette il cielo e' fittamente coperto e piove forte ma le guide ci rassicurano che quando saremo sopra non piovera' piu' e la giornata si aprira' piacevolmernte (speriamo sia vero e non lo dicano solo per far stare tranquilli i tanti turisti); saliamo in fila indiana gli ultimi metri prima di arrivare alla "casa del guardiano" e lo spettacolo che si offre agli occhi e' veramente straordinario: la citta' si presenta sotto di noi intatta, come fosse appena finita la costruzione, e anche se non si tratta della citta' perduta vera e propria (ed Hiram Ningham nel 1908, alla ricerca della citta' perduta, appunto, fu solo il "divulgatore scientifico" per il mondo esterno di un luogo ben conosciuto dalla gente del posto) e' incredibile cosa son riuscite a costruire 2000 indios (non schiavi, eh...) ad una altezza di 3000 mt, con le tecniche costruttive di allora, trasportando parte del materiale (la pietra era sul posto in quella che e' chiamata cantera ma tutto il resto arriva dalla valle) dalle valle sottostante.La prima parte che visitiamo e' il cosidetto settore agricolo, terrazzamenti contenuti da pietre (e con un sistema di drenaggio incredibile con sassi, graniglia, sabbia e superiormente humus), nei quali, a seconda della quota, venivano coltivati differenti ortaggi o vegetali.
Entriamo dall'unica porta di accesso alla citta' (al tempo chiusa da un pesante portone in legno di cui restano gli infissi) e  ci aggiriamo per i magazzini, le case, i templi cerimoniali, gli ampi spazi erbosi (l'erba viene tagliata in maniera "ecologica": ci sono 14 lama, a cui e' proibito dare da mangiare, che si "incaricano" di tenerla costantemente rasata, eh eh eh eh,,,,) e ancorche' in compagnia di migliaia di altri visitatori ( in questo periodo di bassa stagione arrivano circa 3000 persone al giorno mentre nel periodo della temporada si sfiorano i 5000) sembra veramente di poter incontrare un Inca da un momento all'altro.
La simpatica guida Hamilton (scherza spesso, fa battute,,,ma parla correntemente 5 lingue) ci spiega che a Macchu Picchu vivevano circa 700-800 persone (le riserve d'acqua ritrovate non avrebbero permesso un numero superiore ai 1000 abitanti) e che sole poche volte all'anno l'Inca, unico veramente di etnia Inca in mezzo a tanti quechua, si recava con tutta la sua corte alla citta' cerimoniale; quello che vediamo fu edificato in un periodo di circa un centinaio d'anni e la costruzione fu interrotta dall'arrivo degli spagnoli nella prima meta' del 16^ secolo: l'oro e l'argento, si dice, fu quindi portato via, alla citta' perduta (e mai piu' ritrovata) e Macchu Picchu fu abbandonata e ricoperta dalla selva fino all'arrivo di Bingham, archeologo americano della Yale University, allora alla ricerca appunto della "Citta' Perduta".
Il ritorno ancora in trenino avviene in compagnia di Eduardo .... (il cognome polacco ha troppe consonanti e troppo poche vocali, ve lo risparmio!!), medico argentino di Buenos Aires, colpito ma non in senso positivo dalla troppo turistica Macchu Picchu ed entusiasta invece del viaggio per arrivarci, col contatto autentico con  le bellezze del posto e con le persone che ci abitano.
Cari amici, come al solito la giornata termina con la cena, ed al mio ritorno attraverso al buio le calli della zona di San Blas per recarmi ad un ristorantino visto ieri dove mi faccio una bella bistecca di alpaca con il riso e mi bevo un bel Pisco Sour.
E' venerdi santo ed i riti iniziati nel pomeriggio terminano con tutta una serie di processioni dove ogni parrocchia (e sono tante) porta in giro la propria reliquia ricopertta di petali profumati lanciati dalle donne: proprio bello.

EL CUZCO

diario di viaggio del 28.3,2013
EL CUZCO

Ephraim Garces e' piccolo, pelle scura. capelli neri, tratti somatici tipici degli indios; ha 31 anni, sposato con due bimbe e disegna ad acquerello angoli della sua citta'; l'ho incontrato ieri sera mentre cercavo l'hostel e stamattina andiamo insieme in giro per le calli cittadine; Ephraim ama il suo paese, fa parte di quel 20% che ancora parla la lingua quechua, conosce molto bene la storia del Peru' ed e' una bella fonte di informazioni; con Lui e' piacevole arrivare ad un incrocio, davanti ad un palazzo costruito su grossi massi perfettamente combacianti, entrare nel "tallier" (la bottega) di uno dei tre piu' famosi artisti cuschegni o fermarsi davanti ad una delle innumerevoli chiese coloniali spagnole e sentirsi raccontare la storia del posto con accenni al periodo pre incaico, a quello dei signori dell'america latina dall'anno mille fino all'inizio del '500, al periodo coloniale spagnolo.Ed ogni spiegazione viene condita con frasi in quechua per dare piu' enfasi al tutto!!!
Verso mezzogiorno ci lasciamo e me ne vado bighellonando in giro per El Cusco, come gli abitanti chiamano la loro citta'; ora si scrive Cusco, anche se fino ad un decennio antes era universalmente conosciuta come Cuzco; tanti, veramente tanti i turisti, dai "mochilleros" (ragazzi zaino in spalla) sporchi e spesso a piedi scalzi ai ricchi europei che sfoggiano abiti Emporio Armani e affollano le terrazze lavorate che si affacciano su Plaza de Armas, vero centro e punto d'incontro cittadino; ogni angolo, ogni calle, ogni palazzo, ogni chiesa riserva sorprese ed il mirador su una terrazza delle calli alte e', sebbene difficile da raggiungere abbarbicato com'e' a quota 3600, offre uno spettacolo veramente affascinante.
Verso le due e mezzo ritorno alla Casa Grande per liberare la stanza e nel contempo prepararmi la borsa con le cose da portare stasera ad Aguas Calientes; le ore passano veloci e alle 16.30 vado alla stazione Wanchaq e prendo un pullmino a 9 (13) posti che mi portera' a Ollantaytambo da dove prendero' il treno della PERURAIL fino a Macchu Picchu (questo e' ormai ufficialmente il nome della comunidad (municipio) di Aguas Calientes).
Alla stazione tanti turisti che come me arriveranno stasera per essere pronti domattina presto alla salita alla "citta perduta" degli incas.All'arrivo attraversiamo a piedi il mercatino coperto che, nonostante siano le 9 di sera, e' ancora attivo e visitato.
Al Muyurina Hostel sono sitemato bene e dopo l'incontro di spiegazioni con la guida mi ficco sotto le coperte e mi addormento (come sempre del resto) con grande facilita'.

COMUNICAZIONE...DI PASQUA

COMUNICAZIONE DI PASQUA

Ciao a tutti. Qui a Nazca sono le 21.50 di sabato 30 marzo 2013; domani sara' Pasqua e sara', anche in questo caso, la prima che passero' lontano da Anna...
L'All Around The World continua; ho visto luoghi bellissimi in tre continenti; sono stato messo alla prova fisicamente (dormito 8 giorni sotto la tenda con pioggia quasi tutte le notti; dormito sopra la moto; guidato per 16 ore di seguito x 1048 km di cui oltre 800 di sterrato; passati i 56 gradi di temperatura e i 5200 mt di quota; mi sono improvvisato meccanico in piu' di una occasione) e psicologicamente ( distrutti computer e abbigliamento moto in Australia; subito un furto importante in Rio Gallegos - Argentina; buttati 15 giorni in Medianeira per incapacita' organizzativa della DHL Brasil) ; ho conosciuto gente fantastica quasi in ogni angolo attraversato; sono felice, appagato, in pace con me stesso.
Tutto questo mi fa andare avanti piu' determinato che mai; ho appena passato il giro di boa dei 50.000 km ed altrettanti mi aspettano ed io non vedo l'ora di affrontarli, con tutte le incognite e gli imprevisti ma anche con la consapevolezza che sto' realizzando e portando a termine,spero, il sogno di una vita.
Ringrazio tutti Voi,gli amici vecchi e nuovi,gli  incontri occasionali lungo il tragitto, gli sponsor ed i patrocinatori, gli eccezionali volontari di Emergency e quanti collaborano con la organizzazione fondata da Gino Strada, tutti quelli che seguono l'All Around The World dalle pagine di questo blog.
A tutti, ma proprio a tutti, giungano da parte mia gli auguri sinceri di una Buona e Serena Pasqua 2013 .
Ciao ciao e, come sempre, .... speremo ben!!!

giovedì 28 marzo 2013

VAMOS A CUZCO

diario di viaggio del 27.3.2013
VAMOS A CUZCO

Con le indicazioni di Leo, del Quechuas Backpackers esco facilmente da Puno (anche perche', come sempre, al mattino presto non c'e' lo stesso traffico del resto della giornata) e mi immetto nella strada che i peruviani chiamano transoceanica, non proprio una gran bella strada, con buche e rilievi dell'asfalto provocati dai molti camion. La benzina qui viene chiamata gasoil ed e' di due tipi: 84 ottani o 90 ottani (ma tra le due non c'e' grande differenza, come rendimento del motore); mi fermo in un lubricentro lungo la strada, acquisto un po' d'olio ed effettuo il rabbocco e subito dopo la solita fermata del posto di blocco: stavolta sono veramente tanti, almeno una trentina, e tutti vengono a guardare e chiedere qualcosa. Ho ancora un centinaio di kilometri prima di Cuzco e arrivo a toccare i 4470 mt di altitudine; sembra incredibile ma pare che non si arrivi mai: saranno i tanti metri di altura che fanno affaticare di piu' l'organismo, sara' la strada che non fa' correre veloci per i continui saliscendi, saranno i tanti "rompe muelle" (i dossi rallentatori, di altezze incredibili da queste parti, spesso tocco sotto!!!) che si incontrano, saranno i paesi lungo la strada che si devono attaversare rigorosamente ad andatura ridotta, fatto sta' che da due-tre giorni arrivo stanco pur avendo percorsi neanche tanti kilometri.
L'ingresso a Cuzco e' quello tipico delle grandi citta' (qui dicono che Cuzco si sta' avvicinando al milione di abitanti), con una periferia che sembra non finire mai e tante, tante vecchie automobili e pullmini "pubblici" ad intasare le vie; poi pero' si arriva al centro storico e l'animo ha il suo appagamento: FANTASTICO!!!
Una citta' spagnola del '500 rimasta praticamente intatta, con tante chiese, calli strette, bei palazzi e case con balconi fioriti: una delizia. Alla Casa Grande hanno anche il cortile per la moto e con loro organizzo il tour a Macchu Picchu; in serata esco per recarmi ad un restaurante "muy barato" c he mi indicano alla reception ma passando per una calle quasi deserta, senza alcuna insegna esterna, guardo dentro un cortile e vedo gente del posto che sta mangiando e bevendo; entro e alla mia domanda se si tratta di un ristorante una simpatica ragazza peruviana mi fa segno di conferma e mi invita ad entrare;solo peruviani, sono l'unico turista ma non mi sento proprio a disagio e ordino una bella porzione di "mayala" (e' carne di vacca, non lasciatevi ingannare dal nome; qui il maiale si chiama cerdo) con papas fritas ed un enorme "vaso" (un bicchiere da litro) di chincha, la birra fermentata di maiz: buoni entrambi.
Sono felice, ho speso una miseria ed ho cenato con la gente del posto, con cibo del posto: meglio di cosi'...

LE DONNE DELLE ANDE

diario di viaggio del 26.3.2013
LE DONNE DELLE ANDE

La Bolivia e' un'ora indietro rispetto al Cile e quando io parto credendo siano le sette e mezzo in realta' non trovo quasi nessuno per le strade; sono le stesse che ho percordo ieri, solo a ritroso, ma la differenza e' proprio notevole: sembra quasi una citta' normale!!!.
Mi fermo appena fuori citta' per un rifornimento e per fare colazione e poi riparto lungo la strada che percorre l'altipiano boliviano fino al confine con il Peru'; quanto differenza con le grandi estensioni coltivate che si vedevano in Argentina, in Brasile e anche in Cile; qui ogni metro coltivato viene strappato alla terra dissodandolo con l'asinello o i buoi ed i trattori sono molto molto rari; gli appezzamenti sono piccoli e servono per il sostentamento della famiglia: poco viene rivenduto ad aziende o al mercato!
Molte invece le piccole greggi, poche decine di unita di pecore, di alpaca, di mucche; le case sono in mezzo alla terra, coltivata o meno, ma sono sparse su tutto il territorio e davanti ai cortili sterrati vivono galline, oche, maiali (sarebbe meglio dire maialini, vista la stazza minuscola...).
Pochi kilometri oltre il rifornimento comincio a vedere in lontananza la scura massa del lago Titicaca, il lago piu' alto del mondo, ben oltre i 3500 mt, e questo significa che sto' viaggiando continuamente ad una quota compresa tra i 3400 ed i 4000 mt; come gia' detto Quadrotta sembra non risentirne affatto e la velocita' di crociera si mantiene costante sui 100 km/h.
Buona parte del lavoro dei campi e soprattutto il guardare le bestie e' affidato alle donne, donne boliviane (ma sara' lo stesso anche in Peru') vestite normalmente con gli abiti tradizionali: gonnellone colorato lungo fino al polpaccio, camicetta e sopra un bel magione pesante, scialle o coperta sopra le spalle, una bella striscia di stoffa pesante coloratissima (il blu, il fucsia ed il verde i colori dominanti) che ha la stessa funzione della borsa ma viene portata sulle spalle e sulla schiena (nella striscia di stoffa, a seconda dei momenti o delle situazioni, possono trovare posto ortaggi, animali, vestiario, cibo,qualsiasi cosa da portare al mercato...).
Il lago e' ormai una costante dell'andare ed e' veramente grande (quando arrivo a Puno non si vede la sponda dall'altra parte; poche decine di km prima dell'ingresso nella citta' il solito posto di blocco congiunto di polizia caminera e aduana dove vengo immancabilmente fermato, richiesta di documenti e mezzo minuto dopo subbissato di domande riguardo aQuadrotta e al viaggio: mai una richiesta di denaro o contestazione di qualche irregolarita' (che invece spesso commetto in queste strade cosi' deserte e... rovinate).
Puno, ancorche' posta a 3700 mt di quota e' una grande citta', con traffico caotico e multicolore, con saliscendi incredibili nelle "calles" del centro storico.
Trovo alloggio al Quechuas Backpackers, a due quadra da Plaza de Armas, in un edificio a cinque piani; io saro' alloggiato al qaurto piano e il portare le due borse su per le scale mi fa' ansimare parecchio e anche un po' girare la testa (poca cosa comunque...).
La cena e' con il mangiare tipico di queste zone: pollo fritto con papas e arroz (il riso bianco).
Domani ancora Peru' con l'arrivo allla mitica Cuzco e l'organizzazione del tour a Macchu Picchu.
Mamma mia quanto e' dura la vita del motociclista!!!!


mercoledì 27 marzo 2013

I PULLMINI DI LA PAZ


diario di viaggio del 25.3.2013
I PULLMINI DI LA PAZ

Non faccio in tempo ad uscire da Arica (abbastanza facilmente devo dire) che la strada inizia immediatamente a salire... e non smettera' che dopo circa 200 km, cioe' quando entrero' in Bolivia.
Quadrotta si comporta bene anche in salita, non una cosa eccezionale, intendiamoci, ma va su con regolarita', con qualche piccola sosta ogni tanto per farla riposare; il traffico inizialmente e' scarso, essendo lunedi mattina ma mano a mano cominciano ad essere piu' numerosi i camion provenienti dalla Bolivia e diretti ai porti cileni (Iquique e Arica, soporattutto) e peruviani; alla fine della giornata se non ho incontrato tutti i 300 camiones che giornalmente passano il Paso Chungara' poco ci manca.
Inutile dire che il paesaggio e' grandioso e quasi subito si cominciano a vedere le alte vette andine coperte di neve; la vegetazione e' ovviamente scarna, molti cespugli e pochi cactus un po' piu' alti; a meta' percorso faccio una deviazione di 4 km per entrare in Putre dove mi dicono gli abitanti vendono gasolina: il paesino a 3600 mt e' proprio grazioso e anche se siamo ancora in Cile gran parte della popolazione ha i caratteri somatici degli indios boliviani.
Intorno ai 4200 mt esco dallasalita in cuesta e mi trovo su un bel altipiano con molta acqua; lagune, fiumiciattoli, laghetti danno ristoro all'erba verde dell'altipiano e in mezzo all'acqua decine e decine di fenicotteri, pivieri, gallinelle d'acqua, anatre. Ma soprattutto tantissime vicune (noi le chiamiamo vigogne), il piu' nobile dei camelidi, dalla morbida lana dai tanti colori: bianca, marrone, a chiazze, nere, spesso raccolta in ciuffetti legati con nastrini per riconoscere il branco.
Sullo sfondo a questo idillio il cono arrotondato, perfetto, candido del Nevado Sajama, 6580 mt, un gigante che incute rispetto e nello stesso tempo rassicura; di fianco altre 4-5 cime innevate intorno ai 6000 mt; con quadrotta tocchiamo quota 5200 mt (come ci dice un signore trentino in pensione ed in viaggio con la moglie in queste lande) e la mia personalissima cima Coppi si sposta in su di oltre 1000 mt.
Alla frontiera sono gentili, non chiedono soldi ma sono lunghi e mi mandano a compilare documenti in 3-4 uffici differenti; quando alla fine riprendo la strada sono gia' le 14: molto tempo in frontiera ma anche tante tante fotografie scattate (non pare ma ogni volta sono 4-5 minuti, eh ...).
Ovviamente un centinaio di km prima di La Paz cominicano i lavori in corso (una costante in questi ultimi giorni)e quando entro nella periferia della capitale "ufficiale" boliviana sono pieno di polvere; a questa aggiungiamo lo smog di migliaia di veicoli  (il 90 % pullmini a 9 posti, carichi come sempre fino a 12-15) in fila che bruciano non so' che razza di combustibile nero (gasolina no di certo..): 25 km di questa m...a a passo d'uomo e mi sento dire da un gentile poliziotto a cui mi ero rivolto che non sono ancora veramente a La Paz, devo prendere l'autopista che in 13 km mi fara' arrivare vicino alla Piazza (accidenti se e' grande).
Difficile, molto difficile trovare alloggio con garage per la moto, devo accontentarmi: domani di nuovo tutto il traffico di oggi al contrario per andare a prendere la strada che mi portera' a Puno in Peru'.

lunedì 25 marzo 2013

LA MANO NEL DESERTO

diario di viaggio del 23.3.2013
LA MANO NEL DESERTO

Me ne parto da Chanaral senza eccessivi rimpianti; e' ancora buio e come sempre, appena inizia ad alzarsi il sole, si alza anche una nebbia bagnata che impedisce anche la visibilita'.
Oggi la prima parte e' tutta nel deserto

 ed e' proprio qui che incontro uno dei "monumenti" piu' conosciuti dai motociclisti che vengono qui in saudamerica, al pari forse dell'Isla del Pescado del Salar de Uyuni.
Non sapevo assolutamente dove fosse ma assolutamente non me l'aspettavo in questa parte del Cile (pensavo fosse in Bolivia o in Peru'), poco prima di arrivare ad Antofagasta. Sto' parlando della scultura di pietra detta La Mano nel Deserto,

 opera dello scultore cileno Irarrazabal che la concepi' nel 1992 e che ancora adesso non si capisce bene cosa volesse rappresentare...forse, mia interpretazione, un gesto di amicizia e di incontro in uno dei posti piu' aridi, desolati e poco frequentati del mondo, quel deserto di Atacama che e' il posto meno piovos della terra.
Comunque la scultura ha un suo fascino ed il fatto che non ci sia praticamente nessuno invita alla meditazione e alle considerazioni sulla grandiosita' della natura e anche...alla sua crudezza.
Passo velocemente Antofagasta, una delle citta' piu' brutte del Cile (e con una zona industriale peggio di Piombino....) e dopo qualche kilometro ancora sulla 5 prendo a sinistra una nuova strada in costruzione che porta sulla ruta 1, vicino all'oceano,

 in direzione di Tocopilla, la mia meta di giornata.
Bellissima scelta, devo dire perche' i paesaggi sono aspri e belli, con pinnacoli di roccia a far da contorno ad una costa ora sabbiosa, ora di pietra e grandiosi scogli su cui si frangono alte onde schiumose: visioni quasi apocalittiche. Poco prima della citta' trovo anche, adagiato sulla spiaggia tra la strada ed il mare, un pittoresco cimitero con tombe e croci rigorosamente in legno,


 lontano da qualsisi villaggio, quasi che la gente abbia voluto lasciar riposare qui i loro cari, lontani dallemiserie del mondo che hanno appena lasciato.
Tocopilla e' a dir poco desolante, un'accozzaglia di casupole di legno e lamiera (anche la chiesa e' in legno) ma l'Hostal dove vado ad alloggiare, ancorche' reclamizzato come il piu' economico della citta', mi pela la bellezza di 23.000 CHP (quasi 30 euro), il prezzo piu' alto pagato qui in sudamerica!!!!
Per fortuna ha l'estacionamiento per la moto, la prima colazione gratuita e il WiFi che funziona.
Domani ultima tappa interamente in Cile prima del passaggio alla Bolivia.  

LAVORI STRADALI

diario di viaggio del 24.3.2013
LAVORI STRADALI

L'asprezza e la bellezza di questa costa del nord del Cile sono formidabili;

 la ruta nacional n.1 si snoda abbarbicata sulla costa e mi ricorda molto, anche se meno tortuosa, le strade costiere della Corsica che tanto amo. Anche l'inumano lavoro di raccolta delle alghe degli umani che vivono in misere catapecchie di legno e lamiera


ha un che di aspro e bello: strappare al mare quello che puo' dare, combattendo contro la forza dei marosi, l'inclemenza del tempo, la difficolta' dell'operare. Le alghe (che saranno poi messe a seccar e, passate al setaccio,tagliate, vendute alle grandi aziende che le utilizzeranno in cosmetica, in agropecuaria per dar da mangiare agli animali e, ultimamente, anche in dietetica) non sono pero' l'unico prodotto che questi uomini rudi (la maggioranza sono di origine india, difficile vedere dei "bianchi" vivere in queste condizioni...) strappano al mare e alla costa: ci sono anche i pesci, i molluschi ed il "guano", ovvero i sedimenti organici (leggi ..."cacche") che migliaia e migliaia di uccelli marini (sule, pellicani, cormorani, etc etc ) depositano ogni giorno sugli scogli di quasi 2000 km di costa;

 sedimenti che per anni, prima dell'avvento della Monsanto ed altri multinazionali con i loro prodotti chimici, fornivano i fertilizzanti per i campi di molte parti del mondo.
Ho gia' detto  che quasi tutte le cittadine un po' piu' grandi della costa hanno il loro porto mercantile ma non ho detto cosa caricano;

 facile, tutto l'entroterra, il deserto, la precordigliera sono letteralmente "bucherellati" da centinaia e centinaia di "minas" le miniere di cobre (rame) e litio di cui il Cile e' secondo produttore mondiale dopo la vicina Bolivia. Ed ecco spiegati le migliaia di camion e di pick up rossi (sono delle varie compagnie minerarie) che tutti i giorni incontro sul mio cammino.
Quando finalmente dopo Iquique, grande citta' con numerosi grattacieli e zona franca come Punta Arenas nel sud,

 abbandono la costa e ritorno nel deserto sono felice perche' altrimenti non sarei mai arrivato per stasera a Arica; la costa infatti mi ha fatto fermare almeno una ventina di volte per le foto (ma sarebbe stato da fermarsi ad ogni curva, ad ogni "caleta" , ad ogni stradina che portava al mare

,ad ogni incontro con uomini ed animali...
Anche l'imnterno ha un suo fascino e ho anche la ventura di fermarmi ad un sito di geoglifi (ex Aura)

 con sulla collina un grande sole ed un colibri; poi, un centinaio di km prima di Arica cominciano anche le "cuesta", grandi vallate come enormi canyon da scalare e poi rapidamente ridiscendere a velocita' vertiginose, tanto sono ripide: Chiza, Camarones, Chaca le tre piu' grandi.
Purtroppo lungo i pendii sono in corso lavori di risistemazione delle strade, con brillamento di mine

 e relative lunghe attese prima di riaprire il passaggio al traffico; ne approfitto, come sempre, per scambiare qualche parola con una coppia in auto ferma davanti a me: Luis e Teresa sono un infermiere ed un medico di Arica (ma di origine di Valparaiso Lui e di Punta Arenas Lei) di ritortno da una vacanza al sud; chiaccheriamo del viaggio, dei nostri lavori, delle cose della vita e ci scambiamo gli indirizzi. Poi, al momento di ripartire, Teresa mi regala il suo MP3 in ricordo dell'incontro: non so' perche' mi capitano queste cose ma ne sono felice....
Arica e' piu' bella delle ultime citta' attraversate, si respira un'aria diversa,

 e l'Hostal Colonial e' bello ed economico; solito giretto serale da solo per le vie del centro e poi aggiornamento sito e a nanna.
Domani cari amici entro in Bolivia, meta di giornata La Paz, e ci entro attraverso il Paso Chungara' che, se e' vero quanto mi ha detto Luis, mi portera' fino a 5200 mt, la massima altitudine a cui sia mai arrivato.WOW!

domenica 24 marzo 2013

CHANARAL


diario di viaggio del 22.3.2013
CHANARAL

All'Alpe Sport dei fratelli Dal Bosco aprono alle 8.30 e puntuale come un orologio svizzero mi presento al portone per prendere Quadrotta; ho gia' fatto colazione in compagnia di Paulo Schettini (origini napoletane), ragazzo brasiliano di Rio de Janeiro che lavora all'hostel e con la pancia piena parto in direzione nord; pochi km dopo La Serena mi fermo per fare benzina e rabboccare un po' d'olio (la vite continua a perdere un po'). E' una giornata nuvolosa e quando mi inerpico su per le basse colline trovo ancora un po' di nebbiolina: mi bagno ma mi asciugo subito dopo quando esce il sole.


. Sto percorrendo la ruta 5 (la Via Panamericana come dicono i cileni) che si snoda tra mare e deserto; si percorrono lunghi tratti senza incontrare abitazioni o costruzioni di sorta; in compenso i paesaggi sono bellissimi, sia che di fianco a sinistra ci sia il mare sia che si volga lo sguardo a dx verso il deserto: dopo uno dei tre rifornimenti giornalieri decido di abbandonare momentaneamente la strada asfaltata per percorrere una bella sterratona 

che va verso le montagne e da lassu' mi guardo con calma ed in assoluto eremitaggio il bel panorama della costa del pacifico.
Ritorno sulla strada e velocemente corro verso la meta di giornata, Chanaral, cittadina con porto come le molte che accolgono le navi che caricano la principale ricchezza estratta dalle miniere cilene: el cobre (il rame). Sono a meno di 100 km di distanza e gia' pregusto di arrivare presto e fare le cose con calma quando cominciano i lavori sulla strada; mi fermano per 4 volte (e ogni volta si resta fermi per almeno 20 minuti) e cosi' mi metto a chiaccherare di volta in volta con un pescatore di frodo, con un gelataio col suo carrettino,

 con un carabineros, con uno degli addetti alla manutenzione delle strade.
Non offre davvero molto Chanaral 

dal punto di vista dell'alojamiento, solo due hostal, ed essendo in moto devo propendere per quello con estacionamiento incluido; purtroppo non e' messo davvero ben in arnese e per di piu' non funziona neanche Wi-Fi (se abbia mai funzionato non lo so'...) ma una bella doccia in un bagno maleodorante me la faccio lo stesso; poi vado al supermercato e compro tutto il necessario per la carbonara: oggi e' venerdi, dovrei mangiare di magro ma ... ne ho tanta voglia!!! 

COME GIRANO LE PALE...


diario di viaggio del 21.3.2013
COME GIRANO LE PALE....

Ieri mattina l'umidita' che arriva dal mare si era trasformata in una nebbia densa e bagnata che si era sollevata solo ben oltre le dieci; stamane sono invece fortunato e quando verso le 8 e mezzo saluto i miei due amici

 e mi avvio verso Santiago ed il nord nel cielo splende un bel sole ed e' piacevole imboccare la ruta 5 (la Panamericana) con il mare di fianco.


Dopo qualche centinaio di km comincio a trovare il primo di tutta una serie di impianti eolici posti in cima alle colline della precordigliera andina; qui il vento c'e' sempre ed i cileni hanno pensato bene di sfruttarne la forza (chissa' perche' noi italiani invece ci pensiamo cosi' poco!) con queste pale enormi, allineate in file per 5, in alcuni casi sono anche piu' di 30.


Le coltivazioni che erano cosi' numerose e rigogliose nei dintorni di Santiago cedono mano a mano il passo a una bassa steppa di cespugli e cactus e piu' salgo verso nord e piu' il verde della flora diminuisce ed il deserto, le dune di sabbia, i colori pastello delle rocce prendono il sopravvento.
Mi inoltro con piacere un po' piu' verso l'interno ed ho cosi' modo di vedere piccoli villaggi sparsi nel territorio; villaggi di povera gente, case quasi sempre di legno (magari colorate con colori vivaci), basse, poco curate; la strada invece e' fantastica, si inerpica lungo i fianchi delle montagne con curve ampie e ripide pendenze, con  colori che rinnovano continuamente il paesaggio, percorsa da un gran numero di camiones che trasportano qualsiasi tipo di mercanzia dal sud al nord di un paese che e' lungo piu' di cinquemila km ma e' largo nel suo punto massimo solo 180....
Nel primo pomeriggio arrivo a La Serena, citta' che insieme al capoluogo di provincia Coquimbo (le due citta' gemelle distano solo la larghezza di un fiume una dall'altra) conta piu' di 200 mila abitanti; e' una citta' che vive di turismo e prodotti della pesca e qui era arrivato Nicola Pross al suo primo contatto con il Cile (e qui vanta ancora numerosi amici...); organizzata come sempre in quadra la cittadina si lascia girare facilmente e in poco tempo trovo l' Aji Verde Hostel e mi sistemo; la moto viene portata a sole due quadra di distanza nel garage di un amico di Nicola, Giorgio Dal Bosco, trentino di origine pure Lui.
In serata esco a camminare e osservare la gente (sapete quanto mi piace, vero?)

 ed e' una bella sensazione quella di essere quasi invisibile in mezzo a tanta gente; un bel combo 1 (un panino caldo con queso e churrasco cioe' formaggio e carne alla brace) + papas (patatine fritte) e bebida (coca o fanta o gazeosa)  mi costa la bellezza di 3 euro e mezzo!!!
Rientro e aggiorno il blog (sono in ritardo di 5 giorni) ma non riesco a postare anche le foto; cerchero' di farlo domani se trovero' un posto decente. 

giovedì 21 marzo 2013

FRIENDS

diario di viaggio del 20.3.2013
FRIENDS

L'ospitalita' di Nicola  per i motociclisti italiani che passano da queste parti e' ormai diventata proverbiale e la Pizzeria da Nicola e' ormai un punto di incontro imprescindibile: scooteristi, enduristi, mototuristi, tutti vengono a Buin

 per conoscere questo trentino appasionato di moto e la sua brava, competente, pratica Mercedes (non e' un'auto, e' la sua compagna cilena).
Con Franco

dormiamo fin dopo le 7 (abbiamo entrambi bisogno di stare un po' piu' del solito a letto, siamo un po' stanchi..) e poi raggiungiamo Nicola e ci facciamo una bella colazione italiana; abbiamo parecchie cose da sistemare perche domani (io) e dopodomani (Franco) saremo di nuovo in viaggio verso le rispettive destinazioni.
Lavare, cambiare, sistemare, preparare; il tempo passa veloce ma abbiamo comunque modo di raccontarcile molte cose vissute e viste e scambiarci le informazioni che ci  necessitano per il prosieguo; Franco e' prodigo di informazioni sui paesi che andro' ad attraversare fra poco e anch'io spero di essergli in parte utile.
Nel pomeriggio ed in serata poi arrivano Martin e Mario, due degli amici di Nicola gia' conosciuti in occasione del mio primo passaggio qui a Buin, e la giornata sembra proprio essere volata; e' comunque tutto pronto e preparato (con un grosso scatolone sono arrivate dall'Italia le nuove borse OJ ed il case della HPRC, la frizione di riserva dopo quella utilizzata a Puerto Natales e .... delle aspirine inviate dal premuroso Roberto) e abbiamo anche il tempo di farci delle foto acconto alle nostre cavalcature.


Una bella pizza, bella abbondante eh, una birra o una coca, degli amici con cui ti senti in sintonia completa, una serata fresca e migliaia di stelle libere nel cielo: cosa puoi volere di piu' dalla vita?
Beh, ci fosse stata anche Anna sarebbe stato perfetto!!!!
Domani, e per un bel po' giorni, la direzione da seguire sara' quella dell'ago della bussola: nord, nord, nord...e sempre nord; se Quadrotta mi sorreggera' e non ci saranno ulteriori incidenti, l'obiettivo e' arrivare a San Francisco per il giorno 9 maggio e partecipare all'evento organizzato dal Consolato Italiano e soprattutto da Aldo Mura.

PIOVE, SENTI COME PIOVE...

diario di viaggio del 19.3.2013
PIOVE, SENTI COME PIOVE

I 165 km che separano San Juan da Mendoza vengono rapidamente percorsi nel bel sole che mi accompagna dall'alba in poi; la citta' che mi ricorda il "dagli Appennini alle Ande" di De Amicisiana memoria mi appare circondata dalle tante vigne che hanno reso questa regione una delle piu' conosciute al mondo per la qualita' dei vini (e secondo Voi non ci sono italiani tra i proprietari delle belle e ben organizzate cantine? ma neanche parlarne, e' pieno!); devo purtroppo attraversare tutto il centro e la strada a 4 corsie e' pulsante di vita e di traffico intenso, con un fumo denso e scuro che aleggia a mezz'aria. Le Ande sono proprio di fronte a me ma sono coperte da neri nuvoloni carichi di pioggia; accosto e mi infilo l'antipioggia, copro la macchina fotografica ed il bagaglio e faccio appena in tempo a finire che scendono i primi, grossi goccioloni; ai primi ne seguiranno miliardi di altri altrettanto grossi e la visibilita' sara' ridotta a pochi metri: dico solo che mentre le altre moto e molte auto si fermano sotto i ponti ed i cavalcavia, Maurizio e Quadrotta continuano imperterriti ed anche abbastanza veloci.Un'ora di questa condanna sono sufficienti a maledire Giove e tutti gli altri dei; solo quando la strada comincia a salire e ad entrare nella valle montana l'acqua si calma ed il sole ricompare

 per non andarsene piu' fino all'arrivo in terra cilena; bellissima la strada che va verso Uspallata (rinomata stazione sciistica), Puente del Inca

, il parco pronciale dellAconcagua (fantastica la visione della cima innevata del monte piu' alto di tutto il sudamerica, poche decine di metri sotto ai 7000),

 una gioia per qualsiasi motociclista, sia per la guidabilita' che per i paesaggi che regala (le  montagne attorno sono di tutti i colori, ancorche' brulle e con pochi, radi alberi).
Credevo di trovare una gasolinera per spendere un po' dei molti pesos argentini che ancora ho con me ma non c'e' e cosi' decido per un bel pranzo come si deve nel ristorante a 3200 mt di quota e per comprare qualche regalino nel negozio di artesanias di fianco (gli ultimi pesos li spendero' alla stazione Copec in Cile che accetta anche i soldi argentini); arrivo dopo pochi km alla frontiera del passo de los Libertadores.
Prime pratiche tutte normali e quando esco...la sorpresa: l'aduana cilena non mi fa entrare con i pneumatici nuovi che ho con me perche' potrebbero aver dei microbi ed essere veicolo di infezioni sconosciute in Cile (nuova disposizione, mi dicono...); cerco, con difficolta' devo dire, di rimanere calmo e chiedo di parlare con il Jefe (il capo); nel frattempo che arriva, davanti a 4 funzionari, tiro fuori il telefono e fingo di parlare, dandogli del Tu, con il console italiano a Santiago....so' proprio semo, ah!!!
Non so' se e' per questo o qualcos'altro, fatto sta' che quando il capo arriva mi snocciola primala la sua impotenza di fronte ad una norma di legge, poi mi dice che non serve che chiami il console (quindi lo avevano informato) ed infine mi dice che si prende Lui la responsabil.ita' e, capendo quanto mi sono utili i pneumatici in un giro del mondo, mi lascia entrare in Cile con tutto il mio equipaggiamento. Sic (!)...
Ho perso quasi un'ora e mezza e sono fremente di ripartire; faccio non piu' di un km e trovo una lunga fila di camion e auto su due file, immobili in mezzo alla ruta cilena: un camion con 32 enormi rotoli di carta si e' rovesciato e si aspetta una gru che liberi   il cammino. L'aspetteremo per quasi 4 ore!!!
I 160 km che mi separano dalla capitale quando finalmente ci lasciano scendere lungo i tornanti che tanto somigliano allo Stelvio li percorro molto velocemente ma arrivo comunque a Buin, a casa dell'amico Nicola. che e' gia' buio e sono passate le 20.30.
Nel pomeriggio (anch'io avevo programmato di arrivare verso le 16 e ci sarei riuscito senza tutte le traversie passate) era gia' arrivato Franco Ballatore con la sua LML indiana; grandi abbracci, una bella pastasciutta , e poi via ai racconti e agli aneddoti: sono quasi due mesi che Corrado di Adventure4you ci ha messo in contatto e con skype o email abbiamo continuato a sentirci e programmare questo momento,
Ora abbiamo finalmente potuto abbracciarci dal vivo...

MI DAI DEI SOLDI?

diario di viaggio del 18.3.2013
MI DAI DEI SOLDI?

La colazione al San Pedro hostel la servono tardi ed io ho fretta di uscire dalla citta' (sono proprio in centro) prima che inizi il caos del traffico. Appena fuori San Fernando mi fermo ad una gasolinera e dopo il pieno entro al bel locale per il desayuno di fianco alla stazione; due simpatiche ragazzine mi preparano un ottimo cappuccino accompagnato da due medialuna calde: cosa posso volere di piu'?
Inizialmente la giornata e' soleggiata ma gia' dopo una cinquantina di km le due catene di monti che fiancheggiano la strada sono coperte da nuvole basse e scure; attraverso lande alquanto desolate, poche le coltivazioni, molta terra rossa e villaggi con poche case, e messe non proprio bene; spesso piccole quebrada (se volete dei canyon scavati dall'acqua( fiancheggiano la via e l'asfalto della ruta non e' proprio il migliore che ho trovato nel vaiggio.
Un episodio del genere me l'ero aspettato fin dal primo kilometro percorso in africa ma le modalita' con cui poi si e' evoluto mi lasciano un po' di amaro in bocca; dunque, arrivo in un piccolo paesino (e' strano per me ma non ricvordo il nome, so' solo che era subito dopo San Ramon) e ad un incrocio c'e' un controllo della polizia Caminera (la stradale argentina) con due gendarmi in divisa verde che mi fermano e mi controllano i documenti; finito e trascritto i dati uno dei due si allontana e ritorna nella guardiola mentre l'altro, il piu' anziano dei due, con voce sommessa e fare guardingo mi sussurra una frase che non capisco; gli chiedo di ripetere e solo al terzo tentativo capisco che mi sta' chiedendo se posso dargli del denaro. Penso ad una richiesta indebito, dentro di me sale la rabbia, ma mi mantengo calmo e gli spiego che non ho denaro ma utilizzo solo carte di credito. Resto colpito dalla sua reazione perche' diventa tutto rosso, si scusa e mi augura un buon viaggio; risalgo in moto e riparto e comincio a ripensare alla scena e a ragionare su alcune cose: arrivo alla conclusione che non era un tentativo di estorsione ma solo una timida richiesta di aiuto da parte di un funzionario argentino sottopagato (in Brasile la polizia rodoviaria guadagna tre volte lo stipendio della corrispondente argentina)!!!
Mi pento di aver male interpretato, di non aver offerto 50 nesos (che per me erano niente e per Lui rappresentavano sicuramente una buona cifra) ma adesso non posso ritornare indietro....che figura ci avrebbe fatto nei confronti del collega e della gente presente? Ci resto male e vado avanti.
Arrivo a San Juan e come sempre faccio vado ad una stazione di servizio per chiedere di un ostello MUY BARATO: mi viene indicato il Trotamundos li' vicino e la scelta sara' sicuramente buona: 70 pesos (10 euro) compresa la colazione, l'estacionamiento della moto, la gradevole compagnia della proprietaria e dei giovani argentini presenti (tra loro naturalmente anche una ragazza di origine italiana, sarda in questo caso).
Esco in serata per trovare aspirine e qualcosa per la tosse in una farmacia (mi e' ritornato il raffreddore,...)
e per una cena da poco in una comida rapida.
Domani attraversero' per la seconda volta le Ande e arrivero' a Santiago del Cile....spero!!!!

LASCIATEMI GUIDARE, SONO UN ITALIANO...

diario di viaggio del 17.3.2013
LASCIATEMI GUIDARE, SONO UN ITALIANO....

La moto e' stata rimessa a nuovo, gli ultimi ritocchi (Cambio filtro e olio e serraggio viti testa) sono stati effettuati ieri sera e stamattina ancora col buio esco da Corrientes e imbocco il grande ponte sul Parana' che mi porta a Resistencia, la ciita'-gemella sull'altra sponda (la Provincia pero' adesso e' il Chaco, una delle grandi regioni agricole della Repubblica Argentina).
Incrocio ancora (e per l'ultima volta) i motociclisti brasiliani diretti in Cile: fra pochi kilometri loro dirigerannio i loro destrieri verso Salta mentre io andro' a Santiago del Estero. Poi sono solo in un territorio contraddistinto da grandissime Estancia e coltivazioni di soia, cotone, mais; anche in questo caso (e non mi ripeto, sto' solo facendo delle constatazioni) l'italianita' e' palpabile nei nomi delle insegne e delle tabelle lungo
la strada e se gli aerei dei diserbanti usati per la disinfestazione sono di proprieta' di Salvucci, la piu' grande azienda cotoniera che incontro e' dei Vicentini e la rivendita delle macchine agricole e' di Aradori ed infine la grande agenzia assicuratrice e' invece di un certo Pablo Pavan: e' colpa mia?????
Arrivo a Santiago del Estero dopo circa 80 km di una strada infida, in cemento ad una sola carreggiata (e quando si incontra un altro veicolo il piu' piccolo dei due cede il passo e si sposta sulla banchina in sterrato, io sono in moto e quindi sono quasi sempre fuori strada, accidenti) e faccio uin po' fatica a orientarmi in questa citta' polverosa, caotica, con tanto traffico e tanti 'guappi' in strada a fare i bulli...) ma finalmente riesco ad uscirme e dirigermi verso San Fernando del Valle, capoluogo della de Catamarca, bella cittadina dalle molte case coloniali.
Mi sono dimenticato di accennare ad un particolare strano accaduto nel Chaco; probabilmente portate dal vento le sementi del cotone fanno crescere le piantine anche lingo il bordo della strada e i giovani germogli sono il cibo preferito di uno strano uccello delle dimensioni del merlo e con i colori della tortora. Beh, questi uccelli sono sociali e si muovono in gruppi di 100-150 esemplari: sono sul bordo della strada e quando arriva un veicolo si alzano tutti insieme solo all'ultimo momento e qualcuno va anche a sbattere addosso al parabrezza. sarebbe n iente se questo non succedesse ad ogni metro e se questi volatili non fossero, e non sto' esagerando, milioni di esemplari!!
Dopo Santiago la strada si inerpica su per le montagne e pochi km prima di San Fernando vengo colto in alta montagna da un bel temporale associato a nuvole basse: tanta acqua, poca visibilita', tanta paura (ma si deve andare avanti lo stesso). Appena entrato in citta', come migliaia di altre volte, vengo accostato da un pick che mi fa' le solite domande: chi sono, da dove vengo, che strana moto e' questa, etc etc . Sono 4 ragazzi di origine italiana che poi mi accompagnano attraverso le vie cittadine fino al San Pedro hostel: di fronte c'e' anche il garage e quindi la sistemazione per la notte e' facilmente trovata.
Sono le 8 di sera, fa' ormai buioi ed ho percorso 857 km; sono ospiti dell'hotel anche 4 ragazzi argentini e due ragazze olandesi: salta fuori la proposta di comprare la carne e farci un asado autogestito, condito con birra locale e un po' di "fernando" (una specie di cocktail con Fernet Branca e Cola: buono ma, come sempre, mi gira la testa...) 

martedì 19 marzo 2013

HOW MANY ROAD MUST A MAN WALK DOWN

diario di viaggio del 16.3.2013
HOW MANY ROAD MUST A MAN WALK DOWN

Svegli a alle 6 a casa di Arthur (lui non e' abituato ad alzarsi a queste ore ma fa onore all'ospite); non so' cosa mi succede ma al momento della partenza mi viene da piangere: l'ospitalita' di queste persone che neanche sapevo esistessero e' stata straordinaria e (come gia' in altre situazioni in questo viaggio) come potro' mai ricambiarla? Ad un giorno in Italia, cari Arthur e Gilliard, io Vi aspetto!!!
Porca vacca, non faccio in tempo ad uscire da Medianeira che Giove pluvio si scatena in una delle sue piu' riuscite interpretazioni e per poco piu' di mezz'ora ne viene giu' tanta ma tanta...da bagnarmi fino alle mutande (non ho fatto in tempo a mettermi l'antipioggia, accidenti); sta' di fatto che quando arrivo in frontiera sono ancora bagnato e "gocciolo" alla grande. Passo non proprio rapidamente le due frontiere ( in quella argentina si inceppa la macchina fotocopiatrice e restiamo oltre 3/4 d'ora ad aspettare che qualcuno la sistemi) ed appena arrivo in Misiones esce il sole

 e correndo mi asciugo al volo correndo (anche le mutande, eh...!!).
I 300 km fino a Posadas passano velocemente e ad una stazione di servizio incontro 11 motociclisti brasiliani (quasi tutte BMW) che stanno andando a fare un giro di 10 gg al deserto di Atacama in Cile: sono superaccessoriati e organizzati (anche una macchina di appoggio) ma sono simpatici e ci facciamo un bel po' di foto insieme.



Poco piu avanti, a meta' strada verso Santiago del Estero faccio un incontro che mi riempie il cuorte di gioia; sul bordo strada sta' passando un fiero gaucho argentino (era da un pezzo che se vedevano parecchi ma non avevo mai preso il coraggio a due mani per chiedere una foto). Hernan e' molto fiero del suo lavoro e posa volentieri per questo italiano che arriva da cosi' lontano per fotografarlo!!


La meta di giornata e' Corrientes (capitale dell'omonima provincia) e vi giungo abbastanza presto; devo trovare velocemente il posto per dormire e ci riesco al Bienvenida Golondrina, un bellissimo Hostel in una casa coloniale di Calle La Rioja. Ora devo trovare un posto per cambiare olio, filtro e serrare le viti della testa dopo i lavori di due giorni fa che hanno rimesso a nuovo il motore. Dopo due ore sono del tutto a posto e posso passeggiare in serata per le vie della citta'.


Quadrotta riposa in una cochera (garage) all'aperto sulla Costanera del Parana': anche Lei si gode la fresca aria che arriva dal grande fiume.
Domani tappa lunga di avvicinamento a Santiago del Cile; mi sono sentito con Franco Ballatore (sta scendendo il continente americano con una vespa indiana) e dovremmo riuscire a incontrarci martedi sera a Buin dall'amico Nicola: abbiamo tante cose da raccontarci!!!

lunedì 18 marzo 2013

COME UN DIVO

diario di viaggio del 16.3.2013
COME UN DIVO

Colazione con Arthur e la moglie e poi via verso Umuarama. Ieri sera insieme a Gilli abbiamo provato e riprovato la moto e sembrava tutto a posto

; oggi non devo andare a piu' di 100 km/h ed ho circa 250 km da fare prima di giungere nella citta' del Pontelongano Silvio Roberto Correa Contiero; in vista della citta' mi prendo il solito acquazzone e appena entrato chiedo informazioni a due poliziotti ad una stazione di servizio (qui in Brasile si dice "posto")

: alle 10.30 sono a casa di Silvio e dopo i saluti ed una veloce seconda colazione ( he he he ) andiamo insieme all'universita' per una prima intervista;

 ne seguiranno altre 4, intervallate dal pranzo a casa di Silvio.
Nel pomeriggio, dopo l'ennesima intervista giornalistica alla clinica che Silvio e la moglie Beatriz gestiscono insieme, siamo raggiunti anche da tre motociclisti di un locale motoclub che si interessano molto di questo "vecchietto" italiano che sta' facendo il giro del mondo

: tra loro anche un ducatista convinto con una incredibile 998 da oltre 300 km/h.
Sono ormai le 6 quando riparto alla volta di Medianeira; Silvio mi accompagna alle porte della citta' e li' ci salutiamo: ci siamo conosciuti e subito apprezzati a vicenda oltre sei anni fa (nel corso del mio viaggio America sur 2006), ci siamo sempre tenuti in contatto e siamo divenuti amici (tutta la famiglia Correa e' venuta in Italia ed in Europa nel 2009) ed ora ci lasciamo con un po' di commozione e con la promessa di ritrovarci quanto prima (o in Italia o in Brasile).
Il ritorno sotto una pioggia torrenziale e' parecchio difficile, con l'oscurita', la pioggia battente, la linea mediana inesistente, la terra rossa che invade la carreggiata e mettiamoci anche che il pilota non ci vede proprio gran bene ed ecco che piu' di una volta rischio l'uscita di strada....
Ad attendermi alle 21.30 davanti al Capri Hotel c'e' Gilliard che mi accompagna a mangiare del buon pesce in un ristorante vicino a dei laghetti: ci sono anche Arthur e la moglie e Luciana (la moglie di Gilli) con la piccola Rafaela; faccio onore, come sempre, ed i succhi spremuti al momento che accompagnano la cena (maracuja', acerola, caju', etc etc )sono supertlativi: chi ha assaggiato i succhi brasiliani sa' cosa voglio dire!!!!
Domani finalmente il All Around The World riparte: sono passati 15 giorni.

O MIO SIGNORE...

diario di viaggio del 14.3.2013
O MIO SIGNORE...

Quasi quasi mi ero illuso che il trasportatore fosse arrivato nella notte, avesse riposato non so' dove e alle 8 del mattino fosse li' con i pezzi ad aspettare l'apertura dell'officina. Mi alzo pieno di speranze, in un attimop sono pronto e vado alla Raciong Motos

: povero illuso, non c'e' assolutamente nulla. Resto li' con Gilliard ed il proprietario Marcos Sitta a chiaccherare ma alle 9.30 ancora non e' arrivato nulla. Arriva invece Dirceu, quello che mi aveva proposto l'intervista ieri sera, insieme con il padre Jose', figlio di Bortolo, che con i sette tra fratelli e sorelle era emigrato in sudamerica alla fine dell'ottocento o ai primi del novecento, non si capisce bene. Di cognome fanno tutti Bernardi e dovrebbero essere del veneziano. Il buon Jose' parla ancora un buon Taljan e la conversazione fluisce veloce davanti alle telecamere piazzate a casa del Merlo.


Verso le 11 ritorno all'officina e finalmemente.....I PEZZI SONO ARRIVATI !!!!!

 e Marcos Tonelli e' gia' al lavoro per montarli.

 Dentro di me non so' se e' maggiore la gioia per l'arrivo dei tanto agognati PECAS o la rabbia per il tanto tempo perso (pensate che li ha consegnati un autotrasportatore, un "padroncino"...).
Comunque sia verso le 3 e mezzo il motore viene rimesso al suo posto e sembra tutto pronto....sembra appunto; prima la batteria (ferma per 15 giorni) si e' scaricata e bisogna metterla sotto carica; poi problemi con la guarnizione della marmitta che viene sostituita (e gia' che ci siamo sostituiamo anche cinghia di trasmissione, pastiglie dei freni, pneumatico posteriore oltre naturalmente a liquido refrigerante, olio e filtro dell'olio!!!); infine c'e' un rumore strano e si provvede alla regolazione delle valvole...


Nel frattempo inizia a piovere e Silvio da Umuarama annuncia che c'e' un bel nubifragio sulla citta'. Morale della favola tutto va a posto che sono le 19 (ormai sera e viaggiare per 3 ore e mezzo sotto la pioggia con una moto che non si sa'... non e' proprio il massimo) e decidiamo tutti insieme di rimandare al giorno dopo il viaggio e le interviste ad Umuarama. Nel frattempo una bella foto con gli straccetti della pace di Emergency con Arthur, Marcos, Gillard e l'aiutante Lucas,

 Sono molto giu' (un altro giorno di ritardo) ma ci pensano il caro Arthur (con la moglie) e Gilliard a tirarmi su proponendomi una bella (e assolutamente buona, fatta proprio con tutti i crismi) carbonara a casa di Arthur (dove poi dormiro' anche...).
Ah, la caipirina preparata da Gilliard e' quasi buona come la Carbonara e la gusto appieno con queso, pepino e coppa come antipasto. Lo so' lo so' ...adesso Valerio. Giorgio. Roby, Luca el Barba e tutti gli altri invidiosi che mi seguono sul blog diranno che sono il solito approfittatore., che questo non e' un viaggio avventura, che fra poco rotolo invece di camminare, etc etc etc ..non me ne frega gnente: jera tuto bon da mati!!!

giovedì 14 marzo 2013

ARTHUR MARASCA

diario di viaggio del 13.3.2013
ARTHUR MARASCA

E' stato presidente dell'Associazione degli Italiani di Medianeira; e' stato presidente di uno dei locali Rotary Club; e' socio della " Centinela de la pampas", di cui e' stato membro fondatore e presidente. Sto' parlando di Arthur Marasca, origine trentina (di Ala di Trento), mio nume tutelare in questi giorni a Medianeira. Stamattina e' venuto nell'officina dove mi trovavo ad aspettare i pezzi, mi ha caricato sulla sua "camioneta" volkswagen e mi ha portato a fare un giro per la citta': prima tappa il giornale locale (El Mensajeiro) con una intervista a cura di Mirtis Valerio, ovviamente anche Lei di origine italiana (ma sarebbe meglio dire veneta; da quel che ho capito qui il 90 % arriva dalla mia regione) che sara' pubblicata sabato. Poi mi accompagna al Club de campo da lui fondato una trentina di anni fa insieme ad un gruppo di amici e che rappresenta per me una vera sorpresa, con due enormi sale per le feste, grandi spazi all'aperto per le famiglie che qui vogliono venire, l'arena per il rodeo

 e di fianco enormi focolari coperti per preparare il churrasco (l'asado brasiliano) per migliaia di persone: in una delle sale fa bella mostra di se' anche una pelle di un pitone reticolato di 8 mt.


Andiamo poi all'universita', moderna,

 ben strutturata con ampie aule e bei laboratori, dove studenti provenienti da tutto il sudoeste del Parana' studiano del tutto gratuitamente nelle facolta' di ingegnaria, agropecuaria, chimica, lettere, e altre: la grande mensa e' in grado di accolierne 500 alla volta.


Dopo un grandioso pranzo in un ristorante tipico (tutti i tipi di verdura accompagnano carne di vacca, maiale e pollo preparata sulla piastra di pietra e sempre sulla pietra polenta con formaggio: mmmmhhhh....) passiamo a trovare la sorella che ha un laboratorio artigianale di cioccolateria e che in questo periodo dell'anno e' impegnata nella preparazione di uova pasquali e "conigli di cioccolato" (al posto delle nostre colombe). Infine, prima di ritornare all'officina e assistere casualmente sul grande schermo all'elezione del nuovo papa, andiamo sulle colline sopra Medianeira

ed ho cosi' modo di vedere i nuovi insediamenti che stanno sorgendo un po' ovunque intorno ed avere una visione complessiva della citta' e del territorio circostante.


Come detto ho anche modo di assistere all'elezione di Jorge Mario Bergoglio a nuovo papa col nome di Francesco; qui viene salutato con entusiasmo e viva commozione :e' il primo papa non europeo da oltre 1300 anni, e' sudamericano (poco importa se non e' proprio brasiliano) e viene considerato progressista e molto vicino ai poveri. Alla sera in albergo solita processione di italiani (anche un operatore di una TV locale che mi organizza una ripresa per domani).
I pezzi non sono arrivati nonostante le assicurazioni di DHL Italia e DHL Brasile (restano le loro mail a testimoniare tanta incapacita') e quindi tutto slitta di un altro giorno; sono molto arrabbiato ma tanto non serve a niente. Con Anna e Quadro ci riserviamo di intraprendere azioni nei loro confronti, ma solamente dopo che i pezzi saranno arrivati; ora non posso far altro che aspettare....