1/11
Alle sette aspetto l'autista dei ragazzi al posto convenuto ma visto che alle 7.10 non è ancora arrivato decido di recarmi all'aeroporto da solo immergendomi nel caotico traffico di Addis: mezz'ora per fare circa 4 km....L'aereo è puntuale e alle 8.20 Alessandro (il videooperatore) e Daniele (il fotografo nato in Eritrea) hanno già caricato tutto il materiale sulla Toyota di Abera (giunto nel frattempo).
Puntiamo decisi verso Ayer Gema e ci cucchiamo subito mezz'ora di incolonnamento lento e carico di fumi di scarico. Riusciamo finalmente a lasciare Addis e ci inerpichiamo per una bella strada asfaltata che si snoda per boscose colline di eucalipti. Iniziamo anche subito le riprese e le foto, non prima di aver fatto un bel carico di acqua alla ORIGIN, una delle più famose (e buone) marche di acqua minerale in Etiopia. Maciniamo veloci i kilometri e arriviamo a Hossana per il pranzo; io normalmente quando viaggio non pranzo a mezzogiorno (solo frutta e bibite) ma con Ale e Dan è diverso e consiglio loro un mangiare tipico etiopico: solita Enjera e Tibs.Accettano e apprezzano.
Dobbiamo arrivare ad Arba Minch (significa 40 sorgenti) e così, pur continuando le riprese, viaggiamo veloci. Dopo Sodo cominciano tratti sterrati alternati ad asfalto e la media si abbassa di molto. E' qui, su un tratto sterrato che si materializza il primo incubo: dopo un primo guado piuttosto agevole di 30-40 cm ecco che 3 kilometri dopo, dietro ad una curva, la strada è attraversata da un fiume in piena; sono circa 60/70 cm di acqua fangosa su un tratto di circa 20 metri. Quadrotta non è assolutamente attrezzata per questo e non voglio terminare qui il viaggio. Non mi perdo d'animo e prospetto subito l'unica soluzione possibile: fermare un mezzo, caricarci la moto e attraversare il fiume. In senso contrario arriva un pick up con un distinto signore in giacca, cravatta e anello d'oro al dito. Subito otteniamo un rifiuto ma dopo le insistenze in amarico di Abera si mette a disposizione; precettiamo 5-6 ragazzotti curiosi lì attorno, sotto la mia guida carichiamo la moto e attraversiamo. Alla fine il gentilissimo signore del pick up non vuole niente e liquidiamo i 6 aiutanti con 100 birr (circa 4 €....!!!???): mi è andata proprio bene, sotto tutti i punti di vista.
Arriviamo col buio ma senza altri problemi ad Arba Minch tra due ali di studenti della locale università e prendiamo alloggio al Bekele Mola, dove ero già stato le altre due volte che ero passato di qua.
2/11
Sveglia alle 6.30, colazione alle 7 (con l'ormai solito contorno di babbuini che rubano il pane dal tavolo dei vicini!!!) sulla splendida terrazza affacciata sui due laghi Abaya e Chamo, separati dall'istmo del Nech Sar Park, e poi via verso Chencha e l'etnia Dorze che vive a circa 3000 mt di quota sulle montagne a circa 30 km da Arba.
La strada è uno sterratone a tratti duro dover Quadrotta se la cava egregiamente e dove le continue fermate e ripartenze per le riprese si sprecano a go go.
Visitiamo a pagamento un tipico villaggio con le tradizionali capanne col "nasone" (ricordano vagamente la proboscide di un elefante); assistiamo alle dimostrazioni dei mestieri tradizionali, tra cui ovviamente la filatura e la tessitura al telaio del cotone, arte nella quale i Dorze sono maestri, gustiamo un pezzo di "pane" ricavato dalla falsa banana con del miele e compriamo qualche ricordino. La mattinata è trascorsa velocemente ed anche al riotrno, in discesa, le riprese si sprecano. Al ritorno al Bekele Mola per il lunch conosciamo Luck e Shelley, simpatrica coppia anglo-australiana che vive a Londra.
Nel pomeriggio ancora riprese sulla strada per Konso e alla sera una bella cena con chiaccherata finale con Luck, da nove mesi in giro per l'Africa insieme a Shelley con la loro super accessoriata Land Rover, chiude la seconda giornata con i miei due angeli custodi.
3/11
Al mattino vorremmo sempre partire presto ma poi tra una stiracchiata in stanza, la colazione,la preparazione ed il carico del bagaglio non riusciamo mai a partire prima delle 9.Comunque la strada per Konso è all'inizio asfaltata e facile, a parte le "migliaia e migliaia" di capi di bestiame che invadono la carreggiata, impedendone di fatto l'utilizzo, incuranti di auto, truck, autobus o ….moto.
Il tragitto corre veloce tra colline verdi punteggiate di acacie ed eucalipti alternate a campi coltivati e lagune nebulose. L'ultimo tratto è invece sterrato, con polvere e fango, e questo contribuisce a dare a Quadrotta quell'aria vissuta che tanto piace al "regista" Alessandro (cavolo, siamo o non siamo in Africa.....?).
Nel pomeriggio prendiamo la strada per Jinka e giriamo parecchi minuti di filmato, ripetendo più e più volte curvoni, rettilinei, salitoni e disceso...ni. In serata la solita cena in compagnia sotto le stelle di Konso (questa volta prendiamo degli spaghetti e del riso con un eccellente sugo di pomodoro leggermente piccante.
Alla sera, ma anche al mattino successivo, commoventi i saluti con Alessandro e Daniele, ed anche l'abbraccio con Abera: sono stati tre giorni intensi ma vissuti continuamente a stretto contatto e questo ha rafforzato il rapporto. Grazie ragazzi e … a nuovi momenti come questi!!!!
4/11
Sono di nuovo solo e prima delle sette sono già in viaggio prendendo la strada sterrata a Dx dell'uscita dell'Edget Hotel di Konso; sono 100 km che mi mangio in poco più di due ore. Nel corso del tragitto vedo proprio tanti animali selvatici o allo strato brado: cammelli (pardon dromedari...), scoiattoli, faraone e uccelli variopinti, buceri, marabu, gazzelle ed antilopi ed anche due coppie di timide dik dik, la gazzella più piccola del mondo.
A Yabelo faccio rifornimento e prendo una bella strada asfaltata che i cinesi stanno allargando (sarebbe meglio dire raddoppiando) per lunghi tratti.
Arrivo in frontiera per le 13.30 ma ne esco, causa il famigerato lunch time (dalla lunghezza moooooooolto variabile) della parte etiopica solo verso le 16. Trovo alloggio alla Ramadan Guesthouse, che nonostante l'altisonante nome è un vero postaccio che ha il vantaggio di ospitare un sacco di gente, importante in questo caso per avere informazioni sul tragitto da affrontare. Qualcun dice che ci sono problemi per la pioggia sul tratto tra Moyale e Marsabit, altri che tutto è ok, tutti mi dicono che la seconda parte, terribile nel 2008, è stata in parte sistemata e che i cinesi stanno avanzando rapidamente per asfaltarla. Comunque sia domani affronterò il tratto più duro dell'intero viaggio (o almeno così dovrebbe essere....)
5/11
Porca vacca alle 23 comincia a piovere, una pioggia forte, a dirotto, torrenziale. L'ascolto battere con rabbia sulla lamiera del tetto della mia stanza e la rabbia aumenta forte. La strada per Marsabit è una pista di sassi e terra che anche solo con una piccola pioggia si trasforma in una laguna fangosa; figuriamoci dopo le 12-14 ore di diluvio universale che si stanno abbattendo ora!!!
La decisione deve essere presa in fretta; contatto un "padroncino" e mi metto d'accordo sul prezzo: 200 $ tutto compreso per caricare Quadrotta su un camion e portarla a Isiolo, circa 400 km più a sud. Quello che non so (ma che scoprirò a mie spese più tardi) è che sul cassone ci sono già due metri di sacchi di granaglie, che dovrò viaggiare dentro al cassone e che con me viaggeranno anche qualche altra decina di locali, con relativi armi e bagagli. Comunque sia il carico della moto avviene sotto una fitta pioggia con l'opera preziosa di un gruppo di "volontari" reclutati dall'Owner del truck. Lavorano alacremente, incuranti degli abiti sbrindellati e zuppi, ma urlando continuamente: come sempre....africa!!!
Alla fine il carico è pronto ed io salgo sul retro del camion: non immagino neanche in cosa mi stò imbarcando: alla fine mi tenderò conto di aver affrontato la prova più dura, allucinante, demoralizzante e faticosa che mi sia mai capitata. In più mi voleranno via gli occhiali (e andranno a finire sotto le ruote di un camion) e perderò anche le chiavi della moto.....peggio di così!!!
La pista è assolutamente impraticabile per qualsiasi moto (e quindi la decisione presa si è rivelata corretta), con piscine di 30-40 mt di lunghezza con 50-60 cm di fango viscido e rosso; il camion avanza con fatica e spesso è costretto ad autentiche acrobazie per riuscire a passare.
Inizio il viaggio all'interno del cassone, con una decina di "locali" (che cambiano ad ogni fermata) ma all'interno non c'è aria e neanche luce e così, come alcuni altri, decido di salire sopra al cassone, in precario equilibrio sui tubi che sostengono il telone: si respira sicuramente meglio, si vede il panorama ma la posizione è scomodissima e dopo le 1y6 ore passate lì sopra non c'è parte del mio...posteriore e della mie gambe che non sia ammaccata e indolenzita. Ogni 30-40 km c'è una sosta e si scende tutti; la velocità di crociera con la pista in queste condizioni è intorno ai 15-20 km/h e l'arrivo a Isiolo viene da me visto come una liberazione. La moto e tutto il bagaglio e l'abbigliamento OJ sono letteralmente ricoperti da diversi millimetri di una "pesante" polvere rossa (l'ultima parte della pista ha colpito!!) e i soliti 4-5 ragazzotti ingaggiati per l'unloading si "smerdano" per bene, quasi quanto me.....Ricompongo la moto e mi avvio verso un vicino hotel: devo avere un aspetto "vagamente" orribile: stanco (la notte scorsa non ho dormito, ascoltando la pioggia che cadeva), affamato (solo un po' di frutta liofilizzata e acqua e bibite), sporco (il misto di acqua e polvere, senza la possibilità di lavarsi, mi fa sembrare più simile ad un homeless che ad un biker), demoralizzato (me ne sono successe di tutti i colori...) perchè alle 3.30 della notte la receptionist mi guarda veramente stralunata. Comunque sia prendo una stanza al Bomen Hotel, mi faccio una corroborante doccia e mi fiondo sotto le lenzuola.
Domani è un altro giorno....
6.11
Mi sveglio alle 6.30 e vado finalmente a fare la colazione (compresa nel prezzo): sono tre giorni che per un motivo o un altro mi tocca saltarla...), poi sistemo il bagaglio che ieri sera non avevo scaricato e vado a lavare la moto: impossibile salirci sopra nelle condizioni in cui era!!! Un car wash è pieno di auto in attesa e così decido di rivolgermi ad un tipo lungo la strada: scelta azzeccata, ottimo lavoro e accurato, Quadrotta che sembra uscita da un salone di bellezza. Ritorno in stanza ed appronto il diario di viaggio degli ultimi giorni. La receptionist mi dice che in hotel c'è Free Wi-Fi: non posso resistere e tiro un urlo di gioia: è da quando sono partito dal Salam Centre che spero in un colpo di fortuna e lo trovo qui, ad Isiolo, nel centro sperduto del Kenya.
Posso controllare tutte le mail, aggiornare il blog, skypare con Anna: wow, fantastico!!!!!
In serata, dopo aver lavato e sistemato anche il bagaglio in stanza vado a mangiare Sambusa da dei somali qui vicino. Beh, oggi è stato veramente un altro giorno.
Ciao ciao a tutti
Alle sette aspetto l'autista dei ragazzi al posto convenuto ma visto che alle 7.10 non è ancora arrivato decido di recarmi all'aeroporto da solo immergendomi nel caotico traffico di Addis: mezz'ora per fare circa 4 km....L'aereo è puntuale e alle 8.20 Alessandro (il videooperatore) e Daniele (il fotografo nato in Eritrea) hanno già caricato tutto il materiale sulla Toyota di Abera (giunto nel frattempo).
Puntiamo decisi verso Ayer Gema e ci cucchiamo subito mezz'ora di incolonnamento lento e carico di fumi di scarico. Riusciamo finalmente a lasciare Addis e ci inerpichiamo per una bella strada asfaltata che si snoda per boscose colline di eucalipti. Iniziamo anche subito le riprese e le foto, non prima di aver fatto un bel carico di acqua alla ORIGIN, una delle più famose (e buone) marche di acqua minerale in Etiopia. Maciniamo veloci i kilometri e arriviamo a Hossana per il pranzo; io normalmente quando viaggio non pranzo a mezzogiorno (solo frutta e bibite) ma con Ale e Dan è diverso e consiglio loro un mangiare tipico etiopico: solita Enjera e Tibs.Accettano e apprezzano.
Dobbiamo arrivare ad Arba Minch (significa 40 sorgenti) e così, pur continuando le riprese, viaggiamo veloci. Dopo Sodo cominciano tratti sterrati alternati ad asfalto e la media si abbassa di molto. E' qui, su un tratto sterrato che si materializza il primo incubo: dopo un primo guado piuttosto agevole di 30-40 cm ecco che 3 kilometri dopo, dietro ad una curva, la strada è attraversata da un fiume in piena; sono circa 60/70 cm di acqua fangosa su un tratto di circa 20 metri. Quadrotta non è assolutamente attrezzata per questo e non voglio terminare qui il viaggio. Non mi perdo d'animo e prospetto subito l'unica soluzione possibile: fermare un mezzo, caricarci la moto e attraversare il fiume. In senso contrario arriva un pick up con un distinto signore in giacca, cravatta e anello d'oro al dito. Subito otteniamo un rifiuto ma dopo le insistenze in amarico di Abera si mette a disposizione; precettiamo 5-6 ragazzotti curiosi lì attorno, sotto la mia guida carichiamo la moto e attraversiamo. Alla fine il gentilissimo signore del pick up non vuole niente e liquidiamo i 6 aiutanti con 100 birr (circa 4 €....!!!???): mi è andata proprio bene, sotto tutti i punti di vista.
Arriviamo col buio ma senza altri problemi ad Arba Minch tra due ali di studenti della locale università e prendiamo alloggio al Bekele Mola, dove ero già stato le altre due volte che ero passato di qua.
2/11
Sveglia alle 6.30, colazione alle 7 (con l'ormai solito contorno di babbuini che rubano il pane dal tavolo dei vicini!!!) sulla splendida terrazza affacciata sui due laghi Abaya e Chamo, separati dall'istmo del Nech Sar Park, e poi via verso Chencha e l'etnia Dorze che vive a circa 3000 mt di quota sulle montagne a circa 30 km da Arba.
La strada è uno sterratone a tratti duro dover Quadrotta se la cava egregiamente e dove le continue fermate e ripartenze per le riprese si sprecano a go go.
Visitiamo a pagamento un tipico villaggio con le tradizionali capanne col "nasone" (ricordano vagamente la proboscide di un elefante); assistiamo alle dimostrazioni dei mestieri tradizionali, tra cui ovviamente la filatura e la tessitura al telaio del cotone, arte nella quale i Dorze sono maestri, gustiamo un pezzo di "pane" ricavato dalla falsa banana con del miele e compriamo qualche ricordino. La mattinata è trascorsa velocemente ed anche al riotrno, in discesa, le riprese si sprecano. Al ritorno al Bekele Mola per il lunch conosciamo Luck e Shelley, simpatrica coppia anglo-australiana che vive a Londra.
Nel pomeriggio ancora riprese sulla strada per Konso e alla sera una bella cena con chiaccherata finale con Luck, da nove mesi in giro per l'Africa insieme a Shelley con la loro super accessoriata Land Rover, chiude la seconda giornata con i miei due angeli custodi.
3/11
Al mattino vorremmo sempre partire presto ma poi tra una stiracchiata in stanza, la colazione,la preparazione ed il carico del bagaglio non riusciamo mai a partire prima delle 9.Comunque la strada per Konso è all'inizio asfaltata e facile, a parte le "migliaia e migliaia" di capi di bestiame che invadono la carreggiata, impedendone di fatto l'utilizzo, incuranti di auto, truck, autobus o ….moto.
Il tragitto corre veloce tra colline verdi punteggiate di acacie ed eucalipti alternate a campi coltivati e lagune nebulose. L'ultimo tratto è invece sterrato, con polvere e fango, e questo contribuisce a dare a Quadrotta quell'aria vissuta che tanto piace al "regista" Alessandro (cavolo, siamo o non siamo in Africa.....?).
Nel pomeriggio prendiamo la strada per Jinka e giriamo parecchi minuti di filmato, ripetendo più e più volte curvoni, rettilinei, salitoni e disceso...ni. In serata la solita cena in compagnia sotto le stelle di Konso (questa volta prendiamo degli spaghetti e del riso con un eccellente sugo di pomodoro leggermente piccante.
Alla sera, ma anche al mattino successivo, commoventi i saluti con Alessandro e Daniele, ed anche l'abbraccio con Abera: sono stati tre giorni intensi ma vissuti continuamente a stretto contatto e questo ha rafforzato il rapporto. Grazie ragazzi e … a nuovi momenti come questi!!!!
4/11
Sono di nuovo solo e prima delle sette sono già in viaggio prendendo la strada sterrata a Dx dell'uscita dell'Edget Hotel di Konso; sono 100 km che mi mangio in poco più di due ore. Nel corso del tragitto vedo proprio tanti animali selvatici o allo strato brado: cammelli (pardon dromedari...), scoiattoli, faraone e uccelli variopinti, buceri, marabu, gazzelle ed antilopi ed anche due coppie di timide dik dik, la gazzella più piccola del mondo.
A Yabelo faccio rifornimento e prendo una bella strada asfaltata che i cinesi stanno allargando (sarebbe meglio dire raddoppiando) per lunghi tratti.
Arrivo in frontiera per le 13.30 ma ne esco, causa il famigerato lunch time (dalla lunghezza moooooooolto variabile) della parte etiopica solo verso le 16. Trovo alloggio alla Ramadan Guesthouse, che nonostante l'altisonante nome è un vero postaccio che ha il vantaggio di ospitare un sacco di gente, importante in questo caso per avere informazioni sul tragitto da affrontare. Qualcun dice che ci sono problemi per la pioggia sul tratto tra Moyale e Marsabit, altri che tutto è ok, tutti mi dicono che la seconda parte, terribile nel 2008, è stata in parte sistemata e che i cinesi stanno avanzando rapidamente per asfaltarla. Comunque sia domani affronterò il tratto più duro dell'intero viaggio (o almeno così dovrebbe essere....)
5/11
Porca vacca alle 23 comincia a piovere, una pioggia forte, a dirotto, torrenziale. L'ascolto battere con rabbia sulla lamiera del tetto della mia stanza e la rabbia aumenta forte. La strada per Marsabit è una pista di sassi e terra che anche solo con una piccola pioggia si trasforma in una laguna fangosa; figuriamoci dopo le 12-14 ore di diluvio universale che si stanno abbattendo ora!!!
La decisione deve essere presa in fretta; contatto un "padroncino" e mi metto d'accordo sul prezzo: 200 $ tutto compreso per caricare Quadrotta su un camion e portarla a Isiolo, circa 400 km più a sud. Quello che non so (ma che scoprirò a mie spese più tardi) è che sul cassone ci sono già due metri di sacchi di granaglie, che dovrò viaggiare dentro al cassone e che con me viaggeranno anche qualche altra decina di locali, con relativi armi e bagagli. Comunque sia il carico della moto avviene sotto una fitta pioggia con l'opera preziosa di un gruppo di "volontari" reclutati dall'Owner del truck. Lavorano alacremente, incuranti degli abiti sbrindellati e zuppi, ma urlando continuamente: come sempre....africa!!!
Alla fine il carico è pronto ed io salgo sul retro del camion: non immagino neanche in cosa mi stò imbarcando: alla fine mi tenderò conto di aver affrontato la prova più dura, allucinante, demoralizzante e faticosa che mi sia mai capitata. In più mi voleranno via gli occhiali (e andranno a finire sotto le ruote di un camion) e perderò anche le chiavi della moto.....peggio di così!!!
La pista è assolutamente impraticabile per qualsiasi moto (e quindi la decisione presa si è rivelata corretta), con piscine di 30-40 mt di lunghezza con 50-60 cm di fango viscido e rosso; il camion avanza con fatica e spesso è costretto ad autentiche acrobazie per riuscire a passare.
Inizio il viaggio all'interno del cassone, con una decina di "locali" (che cambiano ad ogni fermata) ma all'interno non c'è aria e neanche luce e così, come alcuni altri, decido di salire sopra al cassone, in precario equilibrio sui tubi che sostengono il telone: si respira sicuramente meglio, si vede il panorama ma la posizione è scomodissima e dopo le 1y6 ore passate lì sopra non c'è parte del mio...posteriore e della mie gambe che non sia ammaccata e indolenzita. Ogni 30-40 km c'è una sosta e si scende tutti; la velocità di crociera con la pista in queste condizioni è intorno ai 15-20 km/h e l'arrivo a Isiolo viene da me visto come una liberazione. La moto e tutto il bagaglio e l'abbigliamento OJ sono letteralmente ricoperti da diversi millimetri di una "pesante" polvere rossa (l'ultima parte della pista ha colpito!!) e i soliti 4-5 ragazzotti ingaggiati per l'unloading si "smerdano" per bene, quasi quanto me.....Ricompongo la moto e mi avvio verso un vicino hotel: devo avere un aspetto "vagamente" orribile: stanco (la notte scorsa non ho dormito, ascoltando la pioggia che cadeva), affamato (solo un po' di frutta liofilizzata e acqua e bibite), sporco (il misto di acqua e polvere, senza la possibilità di lavarsi, mi fa sembrare più simile ad un homeless che ad un biker), demoralizzato (me ne sono successe di tutti i colori...) perchè alle 3.30 della notte la receptionist mi guarda veramente stralunata. Comunque sia prendo una stanza al Bomen Hotel, mi faccio una corroborante doccia e mi fiondo sotto le lenzuola.
Domani è un altro giorno....
6.11
Mi sveglio alle 6.30 e vado finalmente a fare la colazione (compresa nel prezzo): sono tre giorni che per un motivo o un altro mi tocca saltarla...), poi sistemo il bagaglio che ieri sera non avevo scaricato e vado a lavare la moto: impossibile salirci sopra nelle condizioni in cui era!!! Un car wash è pieno di auto in attesa e così decido di rivolgermi ad un tipo lungo la strada: scelta azzeccata, ottimo lavoro e accurato, Quadrotta che sembra uscita da un salone di bellezza. Ritorno in stanza ed appronto il diario di viaggio degli ultimi giorni. La receptionist mi dice che in hotel c'è Free Wi-Fi: non posso resistere e tiro un urlo di gioia: è da quando sono partito dal Salam Centre che spero in un colpo di fortuna e lo trovo qui, ad Isiolo, nel centro sperduto del Kenya.
Posso controllare tutte le mail, aggiornare il blog, skypare con Anna: wow, fantastico!!!!!
In serata, dopo aver lavato e sistemato anche il bagaglio in stanza vado a mangiare Sambusa da dei somali qui vicino. Beh, oggi è stato veramente un altro giorno.
Ciao ciao a tutti
Caspita! ho dovuto rileggere tre volte.. ed ogni volta mi sentivo sempre più ansiosa, bagnata dalla pioggia che continuava a scendere e piena di fango.... Ma.. e gli occhiali? e le chiavi? che ne è stato? ma su quelle chiavi c'era anche attaccato il nostro.. prezioso portafortuna? Mamma mia Maurizio, tu devi scrivere libri, altro che... fai vivere intensamente ogni emozione.... ogni buca presa, ogni guado, ogni aiuto, ogni .... tutto.. proprio tutto.. ci stringiamo ancora di più... intorno a te naturalmente, ma l'abbraccio sarebbe cauto per nn andare a battere sulle botte prese. Ogni foto che tu posti, l'ho già vista praticamente con la mente prima di vederla con gli occhi.. anzi ti dirò.. noto i particolari che mancano in quelle postate. Ti siamo vicini, e la mia personale stima verso di te aumenta ogni giorno di più. Un saluto da Padova, Italia, con affetto ed orgoglio di esserti amica. Sabry
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