diario di viaggio del 28.3,2013
EL CUZCO
Ephraim Garces e' piccolo, pelle scura. capelli neri, tratti somatici tipici degli indios; ha 31 anni, sposato con due bimbe e disegna ad acquerello angoli della sua citta'; l'ho incontrato ieri sera mentre cercavo l'hostel e stamattina andiamo insieme in giro per le calli cittadine; Ephraim ama il suo paese, fa parte di quel 20% che ancora parla la lingua quechua, conosce molto bene la storia del Peru' ed e' una bella fonte di informazioni; con Lui e' piacevole arrivare ad un incrocio, davanti ad un palazzo costruito su grossi massi perfettamente combacianti, entrare nel "tallier" (la bottega) di uno dei tre piu' famosi artisti cuschegni o fermarsi davanti ad una delle innumerevoli chiese coloniali spagnole e sentirsi raccontare la storia del posto con accenni al periodo pre incaico, a quello dei signori dell'america latina dall'anno mille fino all'inizio del '500, al periodo coloniale spagnolo.Ed ogni spiegazione viene condita con frasi in quechua per dare piu' enfasi al tutto!!!
Verso mezzogiorno ci lasciamo e me ne vado bighellonando in giro per El Cusco, come gli abitanti chiamano la loro citta'; ora si scrive Cusco, anche se fino ad un decennio antes era universalmente conosciuta come Cuzco; tanti, veramente tanti i turisti, dai "mochilleros" (ragazzi zaino in spalla) sporchi e spesso a piedi scalzi ai ricchi europei che sfoggiano abiti Emporio Armani e affollano le terrazze lavorate che si affacciano su Plaza de Armas, vero centro e punto d'incontro cittadino; ogni angolo, ogni calle, ogni palazzo, ogni chiesa riserva sorprese ed il mirador su una terrazza delle calli alte e', sebbene difficile da raggiungere abbarbicato com'e' a quota 3600, offre uno spettacolo veramente affascinante.
Verso le due e mezzo ritorno alla Casa Grande per liberare la stanza e nel contempo prepararmi la borsa con le cose da portare stasera ad Aguas Calientes; le ore passano veloci e alle 16.30 vado alla stazione Wanchaq e prendo un pullmino a 9 (13) posti che mi portera' a Ollantaytambo da dove prendero' il treno della PERURAIL fino a Macchu Picchu (questo e' ormai ufficialmente il nome della comunidad (municipio) di Aguas Calientes).
Alla stazione tanti turisti che come me arriveranno stasera per essere pronti domattina presto alla salita alla "citta perduta" degli incas.All'arrivo attraversiamo a piedi il mercatino coperto che, nonostante siano le 9 di sera, e' ancora attivo e visitato.
Al Muyurina Hostel sono sitemato bene e dopo l'incontro di spiegazioni con la guida mi ficco sotto le coperte e mi addormento (come sempre del resto) con grande facilita'.
EL CUZCO
Ephraim Garces e' piccolo, pelle scura. capelli neri, tratti somatici tipici degli indios; ha 31 anni, sposato con due bimbe e disegna ad acquerello angoli della sua citta'; l'ho incontrato ieri sera mentre cercavo l'hostel e stamattina andiamo insieme in giro per le calli cittadine; Ephraim ama il suo paese, fa parte di quel 20% che ancora parla la lingua quechua, conosce molto bene la storia del Peru' ed e' una bella fonte di informazioni; con Lui e' piacevole arrivare ad un incrocio, davanti ad un palazzo costruito su grossi massi perfettamente combacianti, entrare nel "tallier" (la bottega) di uno dei tre piu' famosi artisti cuschegni o fermarsi davanti ad una delle innumerevoli chiese coloniali spagnole e sentirsi raccontare la storia del posto con accenni al periodo pre incaico, a quello dei signori dell'america latina dall'anno mille fino all'inizio del '500, al periodo coloniale spagnolo.Ed ogni spiegazione viene condita con frasi in quechua per dare piu' enfasi al tutto!!!
Verso mezzogiorno ci lasciamo e me ne vado bighellonando in giro per El Cusco, come gli abitanti chiamano la loro citta'; ora si scrive Cusco, anche se fino ad un decennio antes era universalmente conosciuta come Cuzco; tanti, veramente tanti i turisti, dai "mochilleros" (ragazzi zaino in spalla) sporchi e spesso a piedi scalzi ai ricchi europei che sfoggiano abiti Emporio Armani e affollano le terrazze lavorate che si affacciano su Plaza de Armas, vero centro e punto d'incontro cittadino; ogni angolo, ogni calle, ogni palazzo, ogni chiesa riserva sorprese ed il mirador su una terrazza delle calli alte e', sebbene difficile da raggiungere abbarbicato com'e' a quota 3600, offre uno spettacolo veramente affascinante.
Verso le due e mezzo ritorno alla Casa Grande per liberare la stanza e nel contempo prepararmi la borsa con le cose da portare stasera ad Aguas Calientes; le ore passano veloci e alle 16.30 vado alla stazione Wanchaq e prendo un pullmino a 9 (13) posti che mi portera' a Ollantaytambo da dove prendero' il treno della PERURAIL fino a Macchu Picchu (questo e' ormai ufficialmente il nome della comunidad (municipio) di Aguas Calientes).
Alla stazione tanti turisti che come me arriveranno stasera per essere pronti domattina presto alla salita alla "citta perduta" degli incas.All'arrivo attraversiamo a piedi il mercatino coperto che, nonostante siano le 9 di sera, e' ancora attivo e visitato.
Al Muyurina Hostel sono sitemato bene e dopo l'incontro di spiegazioni con la guida mi ficco sotto le coperte e mi addormento (come sempre del resto) con grande facilita'.
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