Diario di viaggio del 16.2.2013
FREDDO E FRONTIERE
Dopo un abbraccio con Ramon, il titolare del backpacker's,
verso le 7.20 lascio Ushuaia e comincia cosi' per me e per Quadrotta la lunga risalita del continente americano che dovrebbe portarci fino in Alaska; fa molto freddo e durante la notte e' sicuramente nevicato in quota (Vi ricordo che siamo nell'agosto australe, eh...) perche' le montagne che sovrastano la citta' alla fin del mundo sono tutte imbiancate.
Ho da percorrere poco piu' di 600 km ma in mezzo ci sono due frontiere e un traghetto che allungheranno di sicuro i tempi: mi aspetta una lunga giornata.
E' comunque per buona parte la strada gia' percorsa all'andata e so' che la prima parte e' facile, bella,
asfaltata; dopo la frontiera di San Sebastian cominciano i 110 km di ripio che dovrebbero poi essere gli ultimi che percorrero' qui in Argentina; non so' come e non so' perche' ma sbaglio strada (sono 7-8 le strade sterrate che collegano San Sebastian con la costa della Isla Grande de Tierra del Fuego, strade che poi si incrociano in piu' punti) e mi ritrovo in una ruta diversa da quella percorsa all'andata: questa pero' e' piu' scorrevole e veloce e alla fine....anche piu' corta di 10 km. Mi e' andata proprio bene!!
Al traghetto, tra l'attesa, il carico, la traversata e lo scarico, se ne va via piu' di un'ora ma incontro Elena, medico ginecologo di Bergamo, che si sta girando la Patagonia in bus e con lo zaino in spalla prima di andare a prestare servizio volontario in un Ospedale di Buenos Aires.
All'attracco non fa piu' tanto freddo ma in compenso il cielo e' completamente coperto da nuvoloni neri che in lontananza scaricano ampi canaloni di pioggia; incredibilmente la strada verso nord e verso la meta di Rio Gallegos sembra avere un radar ed evita accuratamente tutte le colonne d'acqua: arrivo che non ho preso neanche una goccia.
Percorrendo le vie cittadine noto l'insegna dell'Hostel Terravento e mi fermo: i due anziani proprietari vivono nell'ostello e lo tengono lustro e perfettamente in ordine; decido di pernottare e mangiare qui e metto la moto in un recinto dall'altra parte della strada, ben nascosta alla vista di malintenzionati.
Domattina dopo la colazione compresa nel prezzo della "cama" partenza presto per affrontare i 780 km che mi separano da Comodoro Rivadavia.
FREDDO E FRONTIERE
Dopo un abbraccio con Ramon, il titolare del backpacker's,
verso le 7.20 lascio Ushuaia e comincia cosi' per me e per Quadrotta la lunga risalita del continente americano che dovrebbe portarci fino in Alaska; fa molto freddo e durante la notte e' sicuramente nevicato in quota (Vi ricordo che siamo nell'agosto australe, eh...) perche' le montagne che sovrastano la citta' alla fin del mundo sono tutte imbiancate.
Ho da percorrere poco piu' di 600 km ma in mezzo ci sono due frontiere e un traghetto che allungheranno di sicuro i tempi: mi aspetta una lunga giornata.
E' comunque per buona parte la strada gia' percorsa all'andata e so' che la prima parte e' facile, bella,
asfaltata; dopo la frontiera di San Sebastian cominciano i 110 km di ripio che dovrebbero poi essere gli ultimi che percorrero' qui in Argentina; non so' come e non so' perche' ma sbaglio strada (sono 7-8 le strade sterrate che collegano San Sebastian con la costa della Isla Grande de Tierra del Fuego, strade che poi si incrociano in piu' punti) e mi ritrovo in una ruta diversa da quella percorsa all'andata: questa pero' e' piu' scorrevole e veloce e alla fine....anche piu' corta di 10 km. Mi e' andata proprio bene!!
Al traghetto, tra l'attesa, il carico, la traversata e lo scarico, se ne va via piu' di un'ora ma incontro Elena, medico ginecologo di Bergamo, che si sta girando la Patagonia in bus e con lo zaino in spalla prima di andare a prestare servizio volontario in un Ospedale di Buenos Aires.
All'attracco non fa piu' tanto freddo ma in compenso il cielo e' completamente coperto da nuvoloni neri che in lontananza scaricano ampi canaloni di pioggia; incredibilmente la strada verso nord e verso la meta di Rio Gallegos sembra avere un radar ed evita accuratamente tutte le colonne d'acqua: arrivo che non ho preso neanche una goccia.
Percorrendo le vie cittadine noto l'insegna dell'Hostel Terravento e mi fermo: i due anziani proprietari vivono nell'ostello e lo tengono lustro e perfettamente in ordine; decido di pernottare e mangiare qui e metto la moto in un recinto dall'altra parte della strada, ben nascosta alla vista di malintenzionati.
Domattina dopo la colazione compresa nel prezzo della "cama" partenza presto per affrontare i 780 km che mi separano da Comodoro Rivadavia.
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