diario di viaggio del 11.4.2013
CUBANOS
Passo le prime ore della giornata in compagnia dei 4 cubani che non sono
partiti con gli altri ieri mattina. Becsi, Aleuty, Carlos e Gabriel sono
proprio simpatici e parlano della lro situazione con molta tranquillita' anche se in realta' cio' che li aspetta non
e' proprio una passeggiata; i costi per loro sono enormemente piu' alti che per
qualsiasi altro passeggero ( i colombiani ed i panamensi, sapendo che sono
clandestini ne approfittano in maniera esagerata!!!) e per potersi permettere
il viaggio hanno venduto tutto quello che avevano e viaggiano solo con un
piccolo zainetto dove hanno tutto quello che e' loro rimasto; ora sono nella
parte facile ma tra pochi giorni dovranno affrontare Nicaragua, Honduras,
Guatemala e soprattutto Mexico dove, se saranno scoperti, saranno
immediatamente reimpatriati con le conseguenze che vi lascio immaginare; in
Mexico dovranno viaggiare "rinchiusi" nel cassone di un camion per 36
ore col pericolo diessere scoperti ma soprattutto col pericolo reale di essere
uccisi per impadronirsi dei loro documenti che saranno poi usati, cambiando la
foto, da emigranti messicani per entrare in USA (difficilissimo ora per un
messicano entrare negli Stati Uniti) con lo status di rifugiati politici (per
legge gli americani accolgono gli espatriati cubani come rifugiati politici).
Una volta negli states saranno relativamente piu' tranquilli e dopo una
anno ed un giorno di lavoro avranno automaticamente la residenza in USA; sono
tutti e 4 laureati ma soprattutto sono simpatici ed a modo: un vero piacere
conversare con loro e sentirsi raccontare senza acredine ma con crudezza quale
sia il reale modo di vivere nell'isola caraibica. Ci scambiamo le mail e do'
loro appuntamento fra due anni a casa mia: se ci ritroveremo vorra' dire che
tutto sara' andato come loro sperano e sognano: auguri ragazzi e auguri per
poter un giorno ritornare alla Vostra patria natia.
Alla loro partenza resto con Andrea
e Facundo e ci concediamo un bel bagno nelle calde e trasparenti acque
della baia di Puerto Obaldia; farsi cullare dalle onde, mollemente adagiati sul
fondo sabbioso, con un cielo azzurro che da giorni non si vedeva e' davvero una
goduria e ne approfittiamo a piene mani.
Piu' tardi vado anche a fare una
passggiata lungo la spiaggia fino alla casa di un italiano che da 5 anni vive
qui, dividendosi tra il lavoro a Panama City e questa bellissima abitazione a 2
piani e mezzo, sistemata in mezzo alle palme e affacciata su questa baia dal
mare trasparente; non manca nessun "lusso' dal giardino a prato ionglese
all'alimentazione a pannelli solari, dalla ricezione satellitare e internet
alle amache ed il tavolo per il barbecue; Maurizio, cosi' si chiama,
momentaneamente non c'e' ma gli un bigliettino con i miei dati e spero che mi
chiami fra qualche giorno.
Al ritorno al villaggio trovo la sorpresa dell'arrivo del barco; incontro
Martial, il proprietario e comandante, ma e' preso dalle operazioni di scarico
di tanto materiale utile all'isola e rimandiamo a domani la discussione sui
particolari del mio passaggio; quello che invece non e' proprio il massimo e'
che Martial qui a Puerto Obaldia ha la famiglia e quindi, dopo tanto navigare,
si fermera' due giorni ed il barco no
ripartira' prima di domenica mattina: vabbe'. abbiamo fatto trenta e
facciamo anche trentuno....
Domattina sapro' di che morte dovro' morire, parlero' con Martial ed avro'
finalmente una visione definitiva di cosa mi aspetta nei prossimi giorni: spero
che la sorte mi sia benigna!!
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