diario di viaggio del 30.3.2013
GRANDINE
Sulla carta sono 639 km, neanche poi tanti rispetto a quanto sono abituato
a fare ma la differenza la fanno la strada e l'altitudine; per quanto riguarda
la strada comincia immediatamente alla partenza dal Cusco, con salite
vertiginose associate a fondo stradale pietoso, tutto buche e corrugamenti
dell'asfalto, con continue curve strette (o acentuade come dicono qui) che
mantengono la media sui 30-40 km all'ora; per quel che riguarda l'altitudine
pensavo che sarebbe stata una lunga, non sempre costante ma in maggioranza,
discesa ed invece salgo per ben due volte sopra i 4000 mt ed in entrambe le
occasioni la strada sull'altipiano e' migliore di quella percorsa per
arrivarci, ed a quell'altezza anche la semplice pioggia diventa una brutta cosa
per il freddo e per la difficolta' poi ad asciugarsi correndo e da ultimo mi
prendo, per la prima volta in questo viaggio, una bella razione di grandine,
una grandine non grossa (1-2 mm il chicco) ma di rara densita' ed intensita',
tanto da rendere la strada, il povero Maurizio ed il suo carico completamente
bianchi in pochi minuti.
Ritrovo anche i nevados di alta quota, gli allevamenti di
"camelidos" (alpaca, llama e vicuna) e anche molti animali bradi, le
donne con i tipici costumi colorati ed il copricapo di feltro (non piu' la
classica bombetta ma un bel "borsalino" a tese larghe marrone o nero), i laghetti con
fenicotteri e folaghe nere; mi piace molto questo paesaggio aspro, selvaggio ma
vero e se non fosse per pioggia e grandine ci dedicherei sicuramente piu' tempo.
Quando scendo di quota la strada segue il corso di fiumi e torrenti
impetuosi, stretti spesso in anguste pareti di roccia che si aprono poi in
belle vallate verdi e con tanti alberi; la gente mi guarda passare sempre con
sorpresa, spesso con una sorta di rispetto, a volte sorridendo; in questa parte
del Peru' non esistono i grandi proprietari terrieri ed ogni famiglia e'
proprietaria del piccolo pezzo di terra dove vive; una mucca , tre capre e
cinque galline, uniti a quel poco che la terra lavorata con fatica (ho gia'
detto che di trattori o macchine agricole se ne vedono veramente pochi) ancora
a mano o con gli animali puo' dare sono sufficienti per le esigenze di questa
gente umile ma dignitosa.
L'ultima fatica (se stare seduti per piu' di 12 ore su una moto puo' essere
considerata una fatica!!!) di giornata e' l'attraversamento, sempre ad alta
quota della Pampa de Galera, a velocita' vertiginosa per Quadrotta (sempre sui
120 kmh) in quanto da qui inizia la lunga discesa di 60 km che da quota 3800
scende vertiginosamente verso Nazca, a livello del mare o quasi.
El Senor Juan dello Nazca Trail Hostel e' gentile e premeruso, una bella
fonte di informazioni sulla strada, sulle linee e come visitarle, sulle mie
piccole necessita' (cajero automatico, supermercato, pile per lo spot, etc etc)
ma arrivare da Lui non e' stato per niente facile in una citta' immersa nel
sabato sera (sono arrivato col buio che qui scende intorno alle 18.15) e
soprattutto nel sabato sera prima della Pasqua: musica a go go sparata a 110
decibel e balli nelle strade; io sono stanco, ho guidato tutto il giorno senza
pause (a parte i rifornimenti) e dopo cena provo a buttare giu' qualcosa sul
sito ma il sonno ha il sopravvento e, nonostante la musica alta, mi ritrovo in
men che non si dica tra le braccia di Morfeo.
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