diario di viaggio del 20.4.2013
HOSPEDAJE CASCO VIEJO
Dopo la colazione autogestita con il solito latte e biscotti preparo le poche cose che ho portato con me, chiudo la borsa impermeabile e mi avvio verso il "centro" del piccolo villaggio (una volta molto importante) di Portobelo; passo davanti alla larga baia che ha visto le gesta del pirata Morgan e di tanti altri pirati e corsari ed e' ora piena di velieri moderni che battono bandiera francese, neozelandese, statunitense e panamegna: beati loro, i posti visti dal mare devono essere veramente incartevoli.
Aspetto il bus per Miramar in compagnia di due ubriaconi (che inizialmente sono loquaci e vispi ma che col il passare del tempo e dell'aguardiente ingurgitato diventano via via piu' silenziosi e melanconici) che ovviamente non vanno da nessuna parte ma restano sotto al chiosco in pietra per ripararsi dal sole che gia' batte di prima mattina; puntualissimo alle 9.30 arriva sferragliando e sbuffando, carico di molta gente di colore e qualche bianco, e alle 11, dopo il percorso ormai conosciuto su una bella strada che si snoda tra curve e saliscendi in mezzo alla giungla, ritorno al porto dove incontrero' la mia Quadrotta; intanto incontro nuovamente i due ragazzi francesi di ieri, ancora in attesa di una lancia per Santa Isabela (partiranno di li' a pochi minuti, il mio arrivo porta loro fortuna, he he he he ...) e, visto che il barco ancora no si vede, ne approfitto per un pranzetto su un ristorantino proprio in riva al mare: niente di che, eh, solo arroz, pescado, frijoles e verdura, accompagnati da un succo alla pera in lattina. Prezzo 4 dollari.
Quando alle 3 arriva il Rey Emmanuel il molo e' occupato da altre 4 imbarcazioni, una affiancata all'altra; per sbarcare la moto non si sposta alcuna barca ma il mezzo viene fatto passare, letteralmente portato a braccia, sul ponte e sotto le coperture degli altri 4 barchi: anche qui un modo di fare tipicamente centroamericano!!!
Saluto uno ad uno gli uomini con cui ho condiviso questi ultimi giorni, pago il comandante Marcial e lo ringrazio, carico per bene Quadrotta e riprendo, dopo quasi 15 giorni a guidare; la sensazione e' bellissima, sono felice, la strada e' fantastica da fare in moto, l'aria in faccia mi rigenera e volo veloce verso Sabanita per prendere l'autopista che mi portera' fin sulle rive del Pacifico: finalmente l'all around the world si e' rimesso in marcia.
Alle 6 sono in vista di Panama City ma solamente verso le 7 di sera, ormai all'imbrunire e dopo un lungo periodo fermo ad una gasolinera, riesco ad arrivare, praticamente da solo e sulla base dei vecchi ricordi di 3 anni fa, fino a Casco Viejo, la parte coloniale di quella grande citta' che e' la capitale; chiedo informazioni ad uno dei tanti poliziotti presenti nelle strade e 5 munuti dopo sono all'Hospedaje casco Viejo, di fianco alla cattedrale, in un vecchio palazzo ristrutturato: scarico tutto, porto la moto in un garage e mi sistemo in un letto in dormitorio da 8, stanco ma realmente contento.
HOSPEDAJE CASCO VIEJO
Dopo la colazione autogestita con il solito latte e biscotti preparo le poche cose che ho portato con me, chiudo la borsa impermeabile e mi avvio verso il "centro" del piccolo villaggio (una volta molto importante) di Portobelo; passo davanti alla larga baia che ha visto le gesta del pirata Morgan e di tanti altri pirati e corsari ed e' ora piena di velieri moderni che battono bandiera francese, neozelandese, statunitense e panamegna: beati loro, i posti visti dal mare devono essere veramente incartevoli.
Aspetto il bus per Miramar in compagnia di due ubriaconi (che inizialmente sono loquaci e vispi ma che col il passare del tempo e dell'aguardiente ingurgitato diventano via via piu' silenziosi e melanconici) che ovviamente non vanno da nessuna parte ma restano sotto al chiosco in pietra per ripararsi dal sole che gia' batte di prima mattina; puntualissimo alle 9.30 arriva sferragliando e sbuffando, carico di molta gente di colore e qualche bianco, e alle 11, dopo il percorso ormai conosciuto su una bella strada che si snoda tra curve e saliscendi in mezzo alla giungla, ritorno al porto dove incontrero' la mia Quadrotta; intanto incontro nuovamente i due ragazzi francesi di ieri, ancora in attesa di una lancia per Santa Isabela (partiranno di li' a pochi minuti, il mio arrivo porta loro fortuna, he he he he ...) e, visto che il barco ancora no si vede, ne approfitto per un pranzetto su un ristorantino proprio in riva al mare: niente di che, eh, solo arroz, pescado, frijoles e verdura, accompagnati da un succo alla pera in lattina. Prezzo 4 dollari.
Quando alle 3 arriva il Rey Emmanuel il molo e' occupato da altre 4 imbarcazioni, una affiancata all'altra; per sbarcare la moto non si sposta alcuna barca ma il mezzo viene fatto passare, letteralmente portato a braccia, sul ponte e sotto le coperture degli altri 4 barchi: anche qui un modo di fare tipicamente centroamericano!!!
Saluto uno ad uno gli uomini con cui ho condiviso questi ultimi giorni, pago il comandante Marcial e lo ringrazio, carico per bene Quadrotta e riprendo, dopo quasi 15 giorni a guidare; la sensazione e' bellissima, sono felice, la strada e' fantastica da fare in moto, l'aria in faccia mi rigenera e volo veloce verso Sabanita per prendere l'autopista che mi portera' fin sulle rive del Pacifico: finalmente l'all around the world si e' rimesso in marcia.
Alle 6 sono in vista di Panama City ma solamente verso le 7 di sera, ormai all'imbrunire e dopo un lungo periodo fermo ad una gasolinera, riesco ad arrivare, praticamente da solo e sulla base dei vecchi ricordi di 3 anni fa, fino a Casco Viejo, la parte coloniale di quella grande citta' che e' la capitale; chiedo informazioni ad uno dei tanti poliziotti presenti nelle strade e 5 munuti dopo sono all'Hospedaje casco Viejo, di fianco alla cattedrale, in un vecchio palazzo ristrutturato: scarico tutto, porto la moto in un garage e mi sistemo in un letto in dormitorio da 8, stanco ma realmente contento.
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