diario di viaggio del 1.5.2013
MALEDETTA VESPA
Mi addormento sperando di svegliarmi completamente "guarito",
senza gonfiori; mi sveglio nel corso della notte e davanti allo specchio mi
faccio paura da solo: l'occhio sinistro e' praticamente chiuso e quello destro
e' solo un po' piu' aperto, sembro una maschera di Rambaldi (il creatore di
E.T.) con mascelle, zigomi e sopraciglie gonfie come una palla. Non posso
partire in queste condizioni, la cosa comincia a farsi preoccupante e ....
Decido di andare appena alzato in una farmacia e chiedere un consiglio ed
eventualmente un medicinale; c'e' una 24 ore proprio all'angolo ed il gentile
dottore, dopo una rapida occhiata, sentenzia "picadura de una avispa"
e mi da un antinfiammatorio e antistaminico, due subito e una ogni 6 ore
successivamente.
Sono rincuorato e mi fermo ad un OXXO per la colazione e per prendere
l'acqua per le pastiglie; riparto dopo una mezz'oretta in direzione della
costera che sale lungo le sponde del Pacifico; piu' e piu' volte la strada si
affaccia su una costa quasi deserta, con spiagge meravigliose dove vanno a
morire le onde lunghe del grande oceano e dove i surfisti vivono il loro sogno
in assoluta tranquillita'.
Fino a Puerto Vallarta sono solo 650 km ma ci impiego tutta la giornata
perche' i tratti di lunga percorrenza sono veramente pochi, perche' spesso la
strada si inerpica con curve e controcurve sui versanti delle verdissime
colline e montagne, perche' ci sono tanti, tantissimi villaggi, spesso di poche
decine di abitanti, e dove ci sono i villaggi ci sono i maledettissimi "topes",
i dossi rallenatatori che sono l'incubo dei guidatori in tutta l'america
centrale ma che qui in Messico sono veramente incredibili, a volte alti anche
mezzo metro (e non sto' esagerando...).
Il brutto e' che a volte sono segnalati da cartelli e altre invece no e se
non sei attento o stai guardando il paesaggio, o un gruppo di campesinos, o
fotografando, o....altro corri il rischio di volare letteralmente con moto e
tutto; i locali li chiamano l"hombre muerto" e quelli piu' alti sono
"el gordo (il grasso) muerto".
Arrivo nel tardo pomeriggio su una brutta strada, tutte buche aperte e
tanto traffico, a Puerto Vallarta, cittadina di circa 200 mila abitanti, meta
di turisti americani e di vip di hollywood; entrando dalla parte sud del Rio
Saule, belle ville affacciate sul mare e circondati da lussureggianti giardini
colpiscono l'occhio; l'inoltrarsi poi tra le stradine della parte vecchia fa
immergere lo spirito in atmosfere di altri tempi, con i suoni e gli odori
tipici dei borghi di mare e le auto e le moto che cedono il passo allo struscio
e al lento camminare di turisti e locali.
Domani andandomene attraversero' la Puerto Vallarta nuova, quella dei
grandi Hotel e dei centri commerciali, delle enormi navi da crociera norvegesi
che "vomitano" migliaia di turisti in un solo giorno e del traffico
caotico...ma oggi sono all'Oasis Hostel, votato nel 2010 come il miglior hostel
di tutte le americhe ed il gentile Guillermo mi fa sentire come a casa mia, in
un ambiente simpatico, molto pulito, arioso; c'e' anche il parcheggio della
moto tra vasi di oleandri e felci tropicali: wow...
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